Dimissioni Truss, ex premier lascia Uk con inflazione al 10%. L’Economist: “Welcome to Britaly”
Nel 2012 l’ormai ex premier britannico citava l’Italia come un Paese “in bassa crescita e di scarsa produttività”. Con Truss, per l’Economist, il Regno Unito è piombato nella stessa situazione
Liz Truss ha lasciato Downing Street a poco più di un mese dall’insediamento: 44 giorni col resto di 2 ministri silurati e il crollo della sterlina con l’annuncio (poi ritrattato) del cosiddetto mini-budget, la riforma finanziaria sul caro-bollette che ha terremotato i mercati. Truss ha sostituito due membri del suo esecutivo (Kwasi Kwarten all’Economia e Suella Braverman agli Interni) e, oltre alle dimissioni record, è il primo ministro che resterà nella storia recente dell’Uk per aver portato l’inflazione al 10%, ai massimi livelli da 40 anni. Attualmente il 32% degli iscritti al partito conservatore dei Tory vorrebbe vedere il ritorno di Boris Johnson, il 23% vorrebbe Rishi Sunak a Downing Street mentre solo il 9% punterebbe sul nuovo cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt. Intanto era salito a 16 il numero dei parlamentari conservatori che chiedevano espressamente al primo ministro di rassegnare le dimissioni ritenendo la sua posizione insostenibile. Un numero decisivo. In più, a mettere pressione a Truss, ci ha pensato l’Economist, che l’ha ritratta in copertina con in mano una lancia a forma di forchetta, con tanto di spaghetti, e uno scudo di pizza margherita. Un chiaro riferimento all’Italia supportato dal titolo “Welcome to Britaly”.
Dimissioni Truss, ex premier lascia Uk con inflazione al 10%. L’Economist: “Welcome to Britaly”
“Nel 2012 Truss e Kwarteng, autori del pamphlet Britannia Unchained, usavano l’Italia come un avvertimento“, spiega l’articolo dell’Economist. “Servizi pubblici gonfiati, bassa crescita, scarsa produttività: i problemi dell’Italia e altri Paesi dell’Europa del Sud erano presenti anche in Gran Bretagna. Dieci anni dopo, nel loro fallito tentativo di cambiare percorso hanno contribuito a rendere il paragone inevitabile“, ha sottolineato il settimanale inglese, evidenziando che il Regno Unito è ora impantanato nell’instabilità politica ed è succube dei mercati obbligazionari. “Proprio come l’Italia, l’Uk è diventata il giocattolo dei mercati obbligazionari durante la crisi dell’eurozona: ora sono loro a comandare visibilmente in Gran Bretagna”, ha aggiunto il giornale. “Proprio come gli italiani si preoccupano dello spread tra i titoli di Stato di riferimento e i Bund, così i britannici hanno avuto un corso accelerato su come i rendimenti dei titoli di Stato influenzino tutto, dal costo del mutuo alla sicurezza delle loro pensioni”.
Dimissioni Truss, ex premier lascia Uk con inflazione al 10%. L’Economist: “Welcome to Britaly”
Le famiglie britanniche, in termini economici, pagano il peso delle lotte intestine di un partito, i Tory, che non riesce a trovare unità d’intenti. Non si tratta solo del caro bollette, ma anche dell’aumento del costo del cibo. Pane, cereali, carne e prodotti caseari sono aumentati del 14,5% rispetto all’anno scorso. Un pacco da 250 grammi di burro è arrivato a costare 7,5 sterline e nei supermercati è esposto con un sistema antitaccheggio elettromagnetico affinché non venga rubato. Dopo 12 anni al potere, i conservatori sembrano aver esaurito la capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini. E il successore di Truss, chiunque esso sia, troverà una situazione economica a dir poco complicata.