Ucraina, è tempo di spartizione: all'Italia toccherà ricostruire Donesk
Zelensky aveva scherzato a Lugano quando disse che i 750 miliardi li avrebbero pagati gli oligarchi russi: adesso si passa agli investimenti seri: all'Italia tocca ricostruire Donesk
Quando Zelensky ha presentato alla conferenza di Lugano il 30 giugno scorso il piano di ricostruzione dell'Ucraina, in pochi gli hanno creduto. I dati messi in dubbio anzitutto erano due: che la ricostruzione potesse fermarsi a 750 miliardi e che a pagare potessero essere i beni confiscati ai russi per 300-500 miliardi (la quantità è una stima indefinita, n.d.r.).
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Di certo c'erano solo i progetti, ma questi si sarebbero limitati alla conta dei danni dei primi 5 mesi di guerra e nessuno teneva conto del fatto che la guerra sarebbe proseguita, come qualcuno afferma, ancora per tre anni. Secondo il piano presentato a Lugano la ricostruzione sarebbe dovuta terminare nel 2032. Il piano presentato da Zelensky prevede 750 miliardi di dollari: di questi sarebbero stati finanziati dal "Paesi amici" solo 300 miliardi.
Il piano presentato da Zelensky nella due giorni di Lugano prevede dieci anni di cooperazione internazionale per ricostruire l'Ucraina che partirà dal 2023 al 2032. Il premier ucraino però insiste per cominciare già nel 2022 nonostante i bombardamenti siano ancora in corso. Il piano si divide in due parti: uno che va dal 2023 al 2025, quindi un periodo di soli 3 anni e mezzo, in cui verranno attuati circa 580 degli 850 progetti di ricostruzione per 350 miliardi di dollari.
una parte di questi lavori di ricostruzione (almeno per 200 miliardi) prevede la costruzione dei collegamenti dell'Ucraina al resto dell'Unione Europea di cui dovrebbe già essere entrata a farne parte nel 2032: quindi la ricostruzione dei collegamenti, strade, ferrovie e logistica che avrebbe consentito a Kiev di crescere per il 7% all'anno anche grazie ad un rifinanziamento dell'industria.
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Ma nessuno aveva mai, fino ad ora, parlato di spartizione dell'Ucraina: sicuramente la povera Grecia dovrà ricostruire Mariupol, una delle città più devastate dell'Ucraina, quella dove è stato perso il 90% degli edifici e dove sarebbero morte decine di migliaia di persone (circa 20 mial). La città presa d'assalto dalle milizie cecene. Mentre la seconda e più ricca città dell'Ucraina è Kharkiv che spetta guardacaso a Turchia e Usa che, in questo, si terranno buono l'alleato Nato impegnato a non ritirare il veto sull'entrata di Svezia e Finlandia. I primi 1,8 miliardi di sterline in armamenti sono valsi al Regno Unito la capitale, mentre la bellissima Odessa e il sontuoso porto andrà alla Francia. il Canada di Sumy, la Germania di Chernihiv. E l'Italia? All'italia spetta la Repubblica separatista di Donetsk. La più difficile, quella nel Donbass dove c'erano fabbriche di armi, la gran parte delle quali dislocate.
Il sottosegretario agli Esteri italiano Benedetto Della Vedova, alla conferenza di Lugano, disse che è "nell’interesse dell’Italia, anche del suo interesse immediato, cooperare con l’Unione Europea innanzitutto e con la comunità internazionale, alla ricostruzione dell’Ucraina. In prospettiva aiutiamoli a difendersi, ma pensiamo che l’Ucraina dovrà essere ricostruita e diamo il messaggio all’aggressore, a Putin, che un pezzo della comunità internazionale, Unione Europea, America, Canada, Giappone, Corea del Sud è al fianco dell’Ucraina e sarà al fianco dell’Ucraina anche per la ricostruzione".
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