Canada dilaniato da Trudeau: tutti gli errori (e orrori) del premier sulle proteste dei camionisti
La gestione della protesta dei camionisti frontalieri con gli Usa sul vaccino anti Covid-19 è stata fallimentare. E ora Trudeau e il Canada ne stanno pagando le conseguenze
La reputazione del Canada sta subendo una batosta storica. Un paese conosciuto per efficienza, ospitalità e unità di intenti, così come per il suo buon governo, sta cascando come un castello di carta. O meglio, viste le latitudini, si sta sciogliendo come neve al sole. Nelle ultime settimane folle di camionisti e altri canadesi che protestavano contro le restrizioni del Covid-19 hanno bloccato le strade pubbliche e si sono accampati fuori dal Parlamento a Ottawa. Molti sventolano cartelli con scritte ostili a Justin Trudeau, il primo ministro che ha commesso diversi errori nella gestione di una situazione che ha persino portato Elon Musk a paragonarlo, in modo piuttosto avventuroso e scandaloso ad Adolf Hitler.
Canada, le mosse illiberali di Trudeau
Ma di certo resta il fatto che il primo ministro di errori ne ha fatti parecchi. Di fronte alle proteste, legittime se non violente, il governo del Canada avrebbe dovuto tracciare una chiara distinzione tra atti dannosi e atti legittimi. Le proteste pacifiche vanno bene: bloccare autostrade cruciali in modo che altri non possano svolgere i loro affari non lo è. Alcuni dei camionisti hanno chiuso un ponte sul quale passa il 25% del commercio di merci del Canada con gli Stati Uniti. La polizia ha impiegato sei giorni per rimuoverli. La protesta ha bloccato un volume stimato di 350 milioni di dollari di commercio ogni giorno.
I camionisti, come ha riconosciuto anche l'Economist che di certo non ha posizioni anti Vax, hanno tutto il diritto di esprimere il loro disaccordo. Un governo saggio li ascolterebbe e risponderebbe in modo educato, prendendo sul serio le loro lamentele e spiegando pazientemente perché le limitazioni al trasporto pesante, anche se onerose, sono necessarie per il momento. Ma Trudeau ha fatto il contrario. Prima ha rifiutato di incontrarli. Poi ha tentato di metterli tutti fuori dai confini del dibattito ragionevole condannando "l'antisemitismo, l'islamofobia, il razzismo, l'omofobia e la transfobia".
La polizia ha già ampi poteri per sedare i disordini ma il 14 febbraio Trudeau ha invocato poteri di emergenza in base a una legge di 34 anni fa che non era mai stata usata prima. Permetterebbe al governo di dichiarare le proteste illegali e di congelare i conti bancari dei manifestanti senza un ordine del tribunale. E ancora, il governo liberale sta pensando a due preoccupanti cambiamenti alle già illiberali leggi canadesi sull'odio. Uno permetterebbe al tribunale canadese per i diritti umani di imporre multe elevate a coloro che ritiene abbiano usato hate-speech. L'altro cambiamento proposto consentirebbe agli individui di presentare denunce legali contro le persone in via preventiva, se temono che stiano per dire qualcosa di passibile di diventare hate-speech.
Non un aiuto a calmare la situazione.