Russia-Ucraina: le ragioni della crisi e il rischio d'invasione

Ecco perché Russia (forse) vuole invadere l'Ucraina: le ragioni della tensione e cosa potrebbe accadere

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, oggi più che mai, è diventato un rischio rilevante. La crisi tra i due paesi non è scoppiata all'improvviso, ma è frutto di un contrasto che dura da 8 anni. Precisamente dal 2014, quando Mosca ha invaso la penisola di Crimea e sostenuto i vari movimenti separatisti nella regione del Donbass, Ucraina orientale. La Russia ha innescato la crisi perché vorrebbe ottenere di più dal punto di vista geopolitico. Infatti, l'Ucraina, posizionata ai confini con l'UE e la NATO, - di cui la Russia teme un ulteriore allargamento a Est - rappresenta un punto di passaggio cruciale per la fornitura di gas proprio dalla Russia.

Le ragioni della tensione fra Russia e Ucraina

Il rischio di un'invasione russa in Ucraina è considerevole, ma al momento resta poco probabile perché la Russia punta ad ottenere risultati, senza impegnarsi in una difficile guerra di conquista e occupazione contro un esercito pronto ad essere affiancato dalla popolazione. Insomma, la strada migliore sarebbe ottenere la vittoria senza fare la guerra. Non dimentichiamo che in una guerra i costi non sono solo politici, ma anche economici ed umani, un prezzo importante da pagare per Mosca, che ha dovuto tassare le pensioni per finanziare la annessione, avvenuta senza combattimenti, della Crimea.

Il popolo russo e ucraino condividono un legame storico: l’Ucraina è considerata la “culla” della cultura russa moderna. Il paese è stato dal IX secolo d.C. il nucleo della Rus’ di Kiev. Dal 1923 fino al 1991 l’Ucraina è stata poi una delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Mosca è convinta che l’espansione della Nato degli anni '90 nei paesi ex patto di Varsavia abbia messo a rischio la propria sicurezza. Le ragioni storiche, geopolitiche e strategiche che spingono Putin all'invasione incrementano di tempo in tempo. Dopo le promesse del 2008 della Nato di un allargamento verso l'Ucraina e la Georgia e le rivoluzioni arancioni che hanno sottratto al Cremlino un governo amico a Kiev (2014), Putin ha deciso di agire invadendo la russofona Crimea e promuovendo e sostenendo la rivolta filorussa nel Donbass, rendendo di fatto impossibile l’ingresso di un paese in guerra, l’Ucraina, nella Nato. Ma questo non basta: Putin vuole recuperare il territorio perduto e ottenere il punto strategico la propria fornitura di gas.

Russia-Ucraina: il rischio d'invasione

Il principale motivo per cui l’Ucraina ha un’importanza strategica per l’Europa è energetico. Da Kiev, infatti, passa oltre il 37% del gas naturale diretto dalla Russia verso Occidente. Si tratta, però, di una percentuale che negli ultimi anni si è ridotta, di pari passo con la realizzazione di nuovi gasdotti che hanno permesso l’apertura di rotte alternative che non consentono ai Paesi europei di prescindere dalle forniture in arrivo dall’Ucraina. Un’arma di ricatto in mano alla Russia nei confronti dell'Europa, ma anche uno strumento di pressione per far approvare il gasdotto Nord Stream 2, che porterebbe l’energia direttamente in Germania attraverso il Baltico e che si inserisce rifà al alla volontà della Russia di diversificare le rotte di approvvigionamento aggirando l’Ucraina.

Il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha affermato: "Per noi è assolutamente obbligatorio garantire che l’Ucraina non diventi mai e poi mai un membro della Nato". E non solo. Nei giorni scorsi la Russia ha avanzato richieste di garanzie di limitazioni delle azioni Nato nella regione, che includono il divieto di ulteriori allargamenti, il ritiro delle forze da paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997. La Russia ha anche chiesto che la Nato escluda non solo l'espansione dell’Ucraina ma anche quella della Georgia.

Per Mosca è essenziale evitare un allargamento della Nato verso Est e scongiurare un ridispiegamento di testate nucleari americane dalla Germania e dall'Italia verso la Polonia. Un dispiegamento teoricamente possibile dopo la fine del trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), che fino al 2019 vietava il dispiegamento di missili nucleari con un raggio da 500 a 5500 chilometri. Mosca vorrebbe anche porre fine ad ogni progetto di difesa missilistica Nato con basi e radar in Est Europa e non avere più un governo filo occidentale a Kiev, ma uno neutrale che dia ampia autonomia alle regioni russofone del paese.

Il Cremlino conta di arrivarci con lo schieramento delle divisioni corazzate e il "tintinnio di sciabole". Ma non può essere escluso il rischio che gli ambienti militari e della sicurezza convincano Putin a una mossa più aggressiva, come l’ingresso di forze militari russe nel Donbass. Putin sa che un'azione del genere farebbe scattare pesanti ritorsioni e sanzioni. Ma per quanto improbabile un intervento russo - soprattutto - nel Donbass, non può essere del tutto escluso.