Lavoro, Portogallo vieta di chiamare i dipendenti in remoto fuori orario: e in Italia?

Approfittando del lavoro remoto molti capi hanno cominciato a chiamare i dipendenti fuori orario. Ora in Portogallo è illegale

Il Portogallo ha approvato una legge che vieta ai capi di chiamare i dipendenti fuori dall'orario di lavoro. Si tratta di una norma volta a disincentivare una pratica in crescita negli ultimi anni, andata di pari passo con la crescita delle opportunità lavorative in regime di lavoro remoto (o smart working). Una modalità che con la pandemia è letteralmente esplosa. Ciò ha provocato un'estensione, nei fatti, dell'orario di lavoro per molti dipendenti, che hanno cominciato a ricevere richieste dai datori anche duranti orari non stabiliti nelle condizioni contrattuali.  

Il Portogallo vieta le chiamate

Non avverrà più in Portogallo. Almeno per le imprese con dieci o più dipendenti. Le stesse saranno anche soggette a obblighi ulteriori. Il divieto assoluto di controllare i dipendenti impegnati nel lavoro da casa. Inoltre dovranno imbarcarsi i costi derivanti dall'aumento delle bollette elettriche e di internet. Presumibilmente con un aumento dello stipendio dei dipendenti, ma ciò non è ancora stato ben definito dal legislatore. Le imprese dal canto loro potranno scaricare i costi derivanti da queste spese. Per tutti i trasgressori sono previste multe salate. È stata inoltre pensata la possibilità per le madri di rimanere in regime di lavoro remoto fino al compimento dell'ottavo anno di età del figlio o figlia. Infine, per mitigare il senso d'isolamento, saranno necessarie videoconferenze almeno una volta ogni due mesi.

E in Italia?

L'idea del Ministro del lavoro e della sicurezza sociale, la socialista Ana Mendes Godinho, è quella di attirare nel paese i cosiddetti "nomadi digitali". Cioè tutti quei lavoratori che usano prettamente il computer per svolgere la propria professione, senza presenziare in un luogo fisso come un ufficio o un'azienda. La nuova, innovativa, legislazione tende a favorirli enormemente. Nelle parole del ministro: "Consideriamo il Portogallo uno dei migliori posti al mondo in cui questi nomadi digitali e lavoratori a distanza possano scegliere di vivere. Vogliamo attirarli in Portogallo". In Italia da questo punto di vista siamo ancora indietro. Essendo un fenomeno relativamente recente non c'è ancora una normativa che lo regoli, ma ispirandoci al Portogallo la direzione da seguire appare chiara.