Lagfin, verso un accordo da €400 milioni con l'Agenzia dell'Entrate per chiudere il contenzioso sul caso Campari da €1,29 miliardi
La holding lussemburghese che controlla Campari è in negoziazione con l’Agenzia delle Entrate per chiudere il contenzioso legato al sequestro di azioni per €1,29 miliardi disposto dalla Guardia di Finanza nell’inchiesta sulla presunta mancata exit tax
Negoziazioni tra Lagfin, la holding con sede in Lussemburgo che detiene il controllo del gruppo Campari, e l’Agenzia delle Entrate. la controversia fiscale, attualmente aperta, potrebbe arrivare ad una conclusione con un versamento da parte della società di circa €400 milioni. L’importo rappresenterebbe poco meno di un terzo dei €1,29 miliardi in azioni Campari sequestrati dalla Guardia di Finanza lo scorso ottobre nell’ambito di un’inchiesta su presunte imposte non versate.
L’origine della vicenda
A ottobre, su disposizione della Procura di Monza, la Guardia di Finanza di Milano ha disposto un sequestro preventivo di oltre €1,3 miliardi (1.291.758.703,34 euro) nei confronti di Lagfin Sca, azionista di maggioranza di Campari, il gruppo di Sesto San Giovanni attivo nella produzione di spirits come Aperol, Campari e Skyy Vodka.
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Secondo la ricostruzione dei magistrati, la holding lussemburghese non avrebbe versato le imposte dovute in seguito a un’operazione societaria risalente al 2018: in quell’anno Lagfin incorporò la controllata italiana che possedeva la quota di controllo di Campari, determinando il trasferimento all’estero della residenza fiscale degli asset.
Le ipotesi di reato sono: "dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici" e "responsabilità amministrativa degli enti". Visto la contestazione da pate della Guardia di Finanza di mancato pagamento dell’exit tax, calcolata sulle plusvalenze latenti generate dagli asset al momento del trasferimento. La base imponibile stimata sarebbe pari a €5,3 miliardi, mentre l’imposta non versata ammonterebbe a circa €1,3 miliardi, cifra corrispondente al valore delle azioni sequestrate.
L’exit tax
L’exit tax è il prelievo applicato da uno Stato quando una società, o i suoi asset, trasferiscono la residenza fiscale all’estero. L’obiettivo è tassare l’incremento di valore maturato sotto la giurisdizione nazionale prima della delocalizzazione, anche se non ancora realizzato tramite cessione. È uno strumento pensato per evitare che le imprese spostino gli asset fuori dal Paese per eludere la tassazione sulle plusvalenze.
La posizione di Lagfin e gli effetti sul controllo di Campari
In una nota diffusa dopo il sequestro, Lagfin ha chiarito che la vicenda riguarda un contenzioso fiscale pendente da circa due anni, che non coinvolge in alcun modo Campari come società operativa. La holding ha affermato di aver sempre rispettato le normative fiscali italiane e di essere pronta a difendersi “con rigore e serenità” in tutte le sedi competenti.
Lagfin ha inoltre sottolineato che, detenendo oltre l’80% dei diritti di voto del gruppo, la misura cautelare non compromette la sua posizione di controllo. L’inchiesta interessa infatti solo il 16% del capitale sociale. Attualmente Lagfin possiede il 52% del capitale e circa l’83% dei diritti di voto, mentre Campari — in quanto società operativa — non è oggetto dell’indagine.