Commerzbank, utile netto in calo dell'8%, avvia nuovo buyback da 600 milioni per difendersi da Unicredit, che ha una partecipazione al 26%
Il buyback si aggiunge al miliardo già approvato, l’operazione rientra nella strategia di rafforzamento patrimoniale e valorizzazione per gli azionisti; obiettivo consolidare la fiducia del mercato e sostenere l'autonomia
Commerzbank, al centro dell’attenzione per l’interesse crescente di Unicredit, ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 591 milioni di euro, in calo del 7,9% rispetto ai 642 milioni registrati nello stesso periodo del 2023. Il risultato è inferiore alle previsioni degli analisti, che stimavano 659 milioni, e ha spinto il titolo della banca tedesca a perdere circa il 2,7% in apertura alla Borsa di Francoforte.
Nonostante la performance inferiore alle attese, l’istituto ha annunciato un nuovo piano di riacquisto di azioni proprie fino a 600 milioni di euro, che si aggiunge al miliardo già approvato. L’operazione rientra nella strategia di rafforzamento patrimoniale e di valorizzazione per gli azionisti, con l’obiettivo di consolidare la fiducia del mercato e sostenere la propria autonomia nel contesto del crescente interesse italiano. La flessione dei profitti è attribuibile in gran parte all’aumento dell’aliquota fiscale effettiva, passata dal 22% al 36%, e alla crescita dei costi operativi, saliti del 5% nel trimestre. A pesare sui conti sono stati in particolare i maggiori oneri per il personale, conseguenza delle tensioni sindacali legate al piano di ristrutturazione attualmente in corso.
Pur a fronte della contrazione dell’utile, Commerzbank ha avviato nuove iniziative per consolidare la fiducia del mercato. L’istituto ha infatti richiesto l’autorizzazione a un ulteriore programma di riacquisto di azioni proprie fino a 600 milioni di euro, in linea con la strategia di remunerazione degli azionisti avviata nel 2023.
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Parallelamente, la banca ha rivisto al rialzo la previsione di margine d’interesse per il 2025, portandola da 8 miliardi a 8,2 miliardi di euro. L’aggiornamento riflette la solidità del core business e la capacità di generare ricavi in un contesto di tassi ancora favorevole. "Abbiamo costruito un forte slancio negli ultimi dodici mesi", ha commentato la ceo Bettina Orlopp, sottolineando la volontà del gruppo di proseguire il proprio percorso come realtà indipendente.
Commerzbank si difende
Sul fronte strategico, Commerzbank prosegue nella difesa della propria indipendenza in un contesto di crescente pressione da parte di Unicredit, che ha portato la sua partecipazione al 26% del capitale e punta a salire ulteriormente nelle prossime settimane. L’istituto italiano, guidato da Andrea Orcel, punta a una potenziale aggregazione per creare un gruppo bancario paneuropeo di rilievo, ma deve fare i conti con la decisa opposizione del management tedesco, dei sindacati e del governo federale, che considera Commerzbank un asset strategico per il sistema economico nazionale.
Per rafforzare la propria posizione e respingere le ambizioni italiane, il consiglio di amministrazione ha approvato un piano di ristrutturazione che prevede 3.900 esuberi, quasi tutti in Germania, con l’obiettivo di ridurre i costi e migliorare la redditività. La strategia punta a convincere investitori e mercato della capacità dell’istituto di crescere e creare valore in modo autonomo, senza la necessità di un’integrazione esterna.
l confronto tra Commerzbank e Unicredit va oltre la dimensione industriale e assume contorni politici. Berlino teme che un’eventuale fusione con l’istituto italiano possa comportare la perdita di un presidio finanziario strategico per l’economia nazionale, mentre Roma e una parte del mercato vedono nell’operazione un passo naturale verso il consolidamento del sistema bancario europeo.
In questo scenario, Commerzbank cerca di rafforzare la propria posizione puntando su risultati operativi solidi e su una politica di capitale orientata alla remunerazione degli azionisti. Tuttavia, la flessione dell’utile complica il compito della ceo Bettina Orlopp, chiamata a dimostrare che la strategia stand-alone dell’istituto tedesco è in grado di reggere il confronto con l’approccio più espansivo e finanziariamente aggressivo di Unicredit.