Fusione tra Banco BPM e Crédit Agricole: la banque Verte nomina gli advisor Deutsche Bank e Rothschild – confermate le anticipazioni del GdI
Crédit Agricole Italia muove su Banco Bpm e nomina gli advisor Deutsche Bank e Rothschild per strutturare l’operazione che dovrà essere approvata dal MEF e dal governo italiano e che si collocherà nell’ambito della realizzazione del “terzo polo allargato” insieme a Mps- Mediobanca anticipato da Il giornale d’Italia
La fusione tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia, come anticipato da Il Giornale d’Italia, “è l’opportunità più evidente che abbiamo”, ha dichiarato Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm.
Crédit Agricole ha scelto Deutsche Bank e Rothschild come advisor per esplorare le possibilità di un'aggregazione con l'istituto lombardo. Attualmente, la controllata italiana del gruppo bancario francese detiene oltre il 20% del capitale di Banco BPM e ha già avviato una serie di collaborazioni industriali, come nel settore del credito al consumo e della bancassurance rafforzando la possibilità di un’operazione che potrebbe riscrivere il panorama bancario italiano.
La nascita di un terzo polo bancario europeo
La fusione tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia potrebbe avere un impatto significativo sul mercato bancario italiano, dando vita a un nuovo player con una quota del settore rilevante. I tempi della trattativa potrebbero accelerare nei prossimi mesi, con l’obiettivo di formare un polo bancario di dimensioni europee, con una forte presenza sia nella raccolta diretta sia negli impieghi.
Per Banco BPM, che attualmente ha una capitalizzazione di circa 20 miliardi di euro, l'integrazione con Crédit Agricole rappresenta una mossa difensiva, consolidando l'azionariato e riducendo il rischio di future scalate ostili da parte di competitor sia italiani, sia esteri. In particolare, la fusione potrebbe a una posizione di forza nel Nord Italia, dove entrambe le banche sono già ben radicate.
Crédit Agricole Italia: un'integrazione strategica per la banca francese
L'ingresso di Crédit Agricole in Italia non è una novità. Negli ultimi vent'anni il gruppo francese ha costruito una solida rete di oltre 1.200 filiali attraverso acquisizioni mirate, tra cui quelle di Cariparma, FriulAdria, Creval e diverse casse di risparmio locali. L’eventuale fusione con Banco BPM, quindi, sarebbe la conseguenza di una strategia lunga e ben pianificata, con l’obiettivo di fare dell’Italia il secondo mercato del gruppo, dopo la Francia.
Il piano di espansione di Crédit Agricole in Italia mira non solo a consolidare la propria presenza nel retail banking, ma anche a rafforzare la propria posizione nel segmento del corporate banking e del credito alle imprese, un settore cruciale per l'economia del paese.
Le dichiarazioni di Giuseppe Castagna e l'apertura verso Crédit Agricole
Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco BPM, ha recentemente confermato l’interesse per l’opzione Crédit Agricole, definendola «l’opportunità più chiara» per la banca. Durante un’intervista a Class CNBC, Castagna ha dichiarato che la partecipazione crescente del gruppo francese, passata dal 9,9% al 20%, rende la fusione una possibilità reale. «Sicuramente è un’opportunità concreta», ha affermato il CEO di Bpm, sottolineando le sinergie già esistenti tra le due banche.
Tuttavia, l’amministratore delegato ha anche lasciato aperta la porta ad altre opportunità di consolidamento. In particolare, ha ripreso in considerazione l’ipotesi di una fusione con MPS, di cui Banco BPM possiede attualmente il 4%. La strategia dell’istituto lombardo si è infatti evoluta anche in relazione alla partnership con MPS, uno dei principali distributori dei prodotti Anima. «Tutto è iniziato quando abbiamo lanciato l’Opa su Anima», ha spiegato Castagna. «Ora dobbiamo discutere degli aspetti legati proprio ad Anima, ma come azionisti significativi vorremmo avere un’idea del futuro. Se da lì dovesse emergere un’opportunità per una fusione, sarebbe senz’altro una buona cosa», ha aggiunto.
Politica e golden power: l’incognita governativa
Sul fronte politico, una fusione tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia potrebbe scontrarsi con il “golden power”, un insieme di poteri che il governo italiano esercita su operazioni strategiche per la sicurezza economica e nazionale. L’esecutivo italiano ha già dimostrato di voler mantenere un controllo sulle grandi banche commerciali, considerando cruciali le ricadute di tali operazioni sull’assetto del credito alle imprese e sulle relazioni industriali.
L’accordo, quindi, potrebbe suscitare l’attenzione delle autorità italiane portandole alla decisione di esaminare attentamente le implicazioni politiche ed economiche di un consolidamento che potrebbe influenzare la competitività del settore bancario e la gestione delle risorse finanziarie nel paese.
La posizione di Banco BPM e le possibili mosse di UniCredit
Nel frattempo, nonostante l’intensificarsi delle trattative con Crédit Agricole, Castagna non esclude che altre operazioni possano entrare in gioco. In particolare, ha osservato che UniCredit potrebbe tornare alla carica con nuove mosse nel settore bancario. Castagna ha riconosciuto la competenza di Andrea Orcel, CEO di UniCredit, nel campo delle fusioni e acquisizioni, lasciando intendere che l’offerta di UniCredit su Banco BPM potrebbe tornare d'attualità in futuro, qualora le condizioni cambino.
l'amministratore dell'istituto lombardo ha ricordato come la valutazione di Banco BPM sia cambiata significativamente dal momento dell’offerta di UniCredit, passando da 10 miliardi a 19 miliardi di euro, rendendo ogni nuova proposta più complessa da realizzare.