Banco BPM "libera da passivity rule" dopo il ritiro di UniCredit, Crédit Agricole rafforza la partecipazione verso il 20%; in Borsa calo del 3%

Il cda esplora nuove strategie. Crédit Agricole punta a rafforzarsi e guarda con interesse ad Anima, acquisita da Banco BPM con un’OPA da 1,79 miliardi di euro

La decisione a sorpresa di UniCredit di ritirarsi dalle trattative segna un passaggio cruciale per Banco BPM. Dopo nove mesi di vincoli imposti dalla cosiddetta passivity rule, il consiglio di amministrazione di Piazza Meda ha ora piena autonomia per esplorare nuove opzioni strategiche. L’obiettivo: rafforzare la posizione competitiva sul mercato e proteggersi da eventuali manovre ostili. In Borsa il titolo cala del 3%.

È attesa a breve una riunione del board per valutare le prossime mosse, con l’ipotesi di definire un nuovo assetto industriale.

Crédit Agricole rafforza la sua presenza nel capitale

Al centro dei possibili scenari futuri figura Crédit Agricole, che negli ultimi anni ha aumentato progressivamente la propria partecipazione in Banco BPM. Partita con una quota minoritaria, la banca francese ha superato il 10% e oggi si avvicina al 20%. L’11 luglio, Crédit Agricole ha chiesto alla Banca Centrale Europea (BCE) l’autorizzazione a superare questa soglia, segnando un passo ulteriore in una strategia di rafforzamento nel capitale.

Pur ribadendo la volontà di non assumere il controllo né di lanciare un’OPA, la manovra indica un interesse crescente. A fianco di Crédit Agricole figurano altri importanti azionisti francesi: Banque Postale (controllata dal gruppo La Poste), Natixis (con lo 0,7%) e BNP Paribas (con lo 0,3%). Complessivamente, la quota francese aggregata potrebbe avvicinarsi al 30%, delineando un blocco capace di esercitare una significativa influenza sulle decisioni strategiche dell’istituto milanese.

Ipotesi di integrazione e dossier Anima

La nuova libertà d’azione consente ora al management di Banco BPM di valutare diverse opzioni strategiche. Tra queste, una delle ipotesi più discusse riguarda un rafforzamento dell’alleanza con Crédit Agricole. A Milano, si ipotizza uno scambio tra azioni o asset del Banco e parte della rete sportelli italiana del gruppo francese: un possibile preludio a un’integrazione tra le due realtà.

Resta centrale anche il tema Anima Holding, società di gestione acquisita recentemente da Banco BPM con un’OPA da 1,79 miliardi di euro. Crédit Agricole ha mostrato interesse per il settore del risparmio gestito italiano, e un ingresso in Anima rafforzerebbe la sua posizione, specialmente dopo il recente divorzio tra Unicredit e Amundi.

Con oltre 200 miliardi di euro di asset in gestione e un rilevante portafoglio di titoli di Stato italiani, Anima rappresenta un elemento strategico nel panorama finanziario nazionale.

Equilibri politici e implicazioni regolamentari

La possibilità di un consolidamento francese nel settore bancario italiano apre riflessioni anche sul piano politico. In passato, il governo italiano ha ostacolato l’OPS di Unicredit su BPM, ritenendo il gruppo bancario troppo poco “italiano”, nonostante la sede a Milano.

Ora, però, si potrebbe assistere a un rafforzamento più discreto ma incisivo della presenza francese, anche in settori considerati strategici come il credito e il risparmio. Un paradosso che alcuni osservatori mettono in evidenza.

Inoltre, la recente riforma del Testo Unico della Finanza (TUF) ha modificato la disciplina delle liste per il consiglio di amministrazione, indebolendo il ruolo delle minoranze. Questo cambiamento potrebbe favorire grandi soci come Crédit Agricole, che – anche senza operazioni straordinarie – potrebbe avere un ruolo centrale nel rinnovo del board di Banco BPM previsto per il 2026.