Mediobanca, Mps e Generali, ipotesi "concerto" tra Caltagirone e Delfin, chiesti chiarimenti a BCE, Consob e Ivass
Le due società sollecitano le autorità su possibili azioni coordinate tra i due soci di Generali; se confermato, l’intreccio potrebbe ridefinire gli equilibri su Mps, Mediobanca e il controllo del Leone di Trieste, con implicazioni rilevanti per il sistema finanziario italiano
Mediobanca e Generali hanno sollevato preoccupazioni riguardo a un presunto "concerto" tra il gruppo Caltagirone e Delfin, con richieste formali alle autorità italiane ed europee per chiarire la situazione. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Piazzetta Cuccia avrebbe già chiesto alla Banca Centrale Europea (BCE) di fare luce sulle mosse dei due importanti azionisti. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che la mossa potrebbe essere un’iniziativa autonoma di Francoforte. Da parte sua, Generali, guidata da Philippe Donnet, ha fatto una doppia segnalazione a Consob e Ivass, per accertare l'eventuale azione coordinata dei due soci, che detengono quasi il 17% delle azioni del Leone. Tuttavia, le accuse sono state prontamente respinte da Caltagirone e Delfin.
Le azioni di Mediobanca e Generali non coinvolgono solo questi due gruppi, ma anche Mps. A gennaio, la banca senese ha lanciato un’Ops da €13,3 miliardi su Mediobanca. Se quest'ultima dovesse avere successo, la holding della famiglia Del Vecchio e l'imprenditore romano potrebbero diventare i principali azionisti di Rocca Salimbeni, cedendo il loro 27% cumulato di Mediobanca. In tal caso, Mps (sostenuta anche dalla Algebris di Davide Serra) acquisirebbe il 13,1% di Generali, in cui Caltagirone e Delfin possiedono quasi il 17%. Un passaggio cruciale sarà l'assemblea prevista per il 17 aprile, che dovrà votare sull'aumento di capitale necessario per l'Ops.
Gli "intrecci azionari" al centro del dibattito
Tutto ciò riguarda gli "intrecci azionari rilevanti" di cui Mediobanca aveva parlato a fine gennaio, rigettando l'Ops del gruppo guidato da Luigi Lovaglio. In quell'occasione, Piazzetta Cuccia aveva sollevato preoccupazioni sulla potenziale disomogeneità di interessi tra la holding lussemburghese e il gruppo dell'imprenditore romano, soprattutto per le partecipazioni incrociate che li vedono coinvolti in Mps e Generali. Per Mediobanca, il controllo di questi due gruppi è la vera posta in palio dietro l'offensiva sulla merchant bank.
Caltagirone e Delfin nella mira di Mediobanca
Nel frattempo, Caltagirone ha presentato una lista di minoranza per l'assemblea di Generali, fissata per il 24 aprile. Secondo Mediobanca, questa mossa potrebbe destabilizzare la governance della compagnia, sebbene Caltagirone abbia già respinto le accuse. Le autorità coinvolte (Bce, Consob e Ivass) sono competenti a rilevare l’eventuale concerto tra i due azionisti, sebbene il processo richieda tempo per analizzare comportamenti e raccogliere evidenze.
In base alla normativa, la Bce potrebbe intervenire nel contesto della procedura di "qualifying holding" per l'acquisto di partecipazioni qualificate nelle banche. Tuttavia, non essendo segnalazioni ufficiali ma solo indicazioni preliminari, le autorità non sono obbligate a prendere provvedimenti immediati. Se venisse rilevato un concerto, basterebbe una prova per presunzione, senza la necessità di dimostrazioni dirette. Se l’esito dell'indagine fosse positivo, le autorità avrebbero il potere di imporre misure come il congelamento delle azioni, come avvenne nel 2018 con la cordata di Raffaele Mincione, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli in Carige.
Il ruolo dei proxy nel futuro della Galassia
Nel frattempo, anche i proxy si sono inseriti nella discussione sul futuro della Galassia del Nord. Institutional Shareholder Services (ISS) ha consigliato agli azionisti di Mps di votare contro l’aumento di capitale a sostegno dell’Ops di Mediobanca. Tuttavia, Siena ha definito questa valutazione “inaccurata e incompleta”, sostenendo che l’analisi di ISS potrebbe essere fuorviante per gli azionisti. Dall'altra parte, il sottosegretario all'Economia Federico Freni ha osservato che, generalmente, le indicazioni dei proxy non influenzano in modo determinante l’esito di un'assemblea.