Francese Kering, GdF ipotizza evasione € 70 milioni con marchio Alexander McQueen, perché Rotondaro chiede risarcimento da 80 milioni
Il manager italiano, dopo anni di successi, era stato allontanato in tronco nel novembre 2016, appena venti giorni dopo aver ricevuto congratulazioni dai vertici per i suoi risultati
Il licenziamento improvviso di Carmine Rotondaro, ex responsabile Real Estate and Tax del Gruppo Kering, ha scoperchiato un intricato intreccio di vicende giudiziarie e fiscali che coinvolgono la multinazionale francese, celebre per i marchi Gucci, Bottega Veneta e Alexander McQueen. Il manager italiano, dopo anni di successi, è stato allontanato in tronco nel novembre 2016, appena venti giorni dopo aver ricevuto congratulazioni dai vertici per i suoi risultati. Ma cosa si nascondeva dietro questa decisione?
Fino a pochi giorni prima, come riportato da Dagospia, le mail inviate dai leader del gruppo Kering, tra cui François-Henri Pinault, erano piene di elogi: “Bravo Carmine, bonnes vacances” (30 luglio 2016) e “Well done! Best François-Henri” (8 agosto 2016). Le congratulazioni riguardavano operazioni immobiliari di grande portata, come la chiusura di contratti per Saint Laurent e Alexander McQueen in Cina, o lo sconto di 2,5 milioni di dollari sulla locazione di Bottega Veneta a New York.
Il 22 novembre 2016, cambia qualcosa. Rotondaro viene convocato a Londra e licenziato in tronco. “La priorità è tutelare l’azienda. Quella è la porta. Andare”, è quanto gli sarebbe stato detto durante un gelido incontro di dieci minuti.
Perquisizioni e indagini, lo scandalo fiscale
La svolta sembra essere arrivata il 15 novembre 2016, quando la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici di Kering a Milano, dove Rotondaro aveva anche una cassaforte privata. Gli inquirenti si concentravano su operazioni immobiliari in Italia, tra cui progetti a Firenze, Sanremo e Fasano, che coinvolgevano l’imprenditore Luigi Dagostino, soprannominato “mister outlet”. Lo schema prevedeva che Dagostino sviluppasse i centri commerciali, successivamente locati a Kering, con Rotondaro come intermediario.
Gli investigatori hanno indagato anche su presunti legami con Tiziano Renzi, padre dell’allora premier Matteo, accusato di aver facilitato processi burocratici per i progetti. Tuttavia, Rotondaro è stato prosciolto nel 2021 con il giudice che ha accertato “l’insostenibilità dell’accusa”.
L’inchiesta ha acceso i riflettori su Luxury Goods International, controllata svizzera di Kering, accusata di aver trasferito ricavi dall’Italia al Canton Ticino per sfruttare un’aliquota agevolata dell’8%, rispetto al 31% previsto in Italia. Questo schema, applicato dal 2011 al 2017, ha portato al più grande accordo fiscale nella storia italiana: nel 2019, Kering ha versato 1,25 miliardi di euro al Fisco. Successivamente, un altro marchio del gruppo, Bottega Veneta, ha pagato altri 186 milioni per un caso analogo.
Nuove accuse su Alexander McQueen
Nonostante il proscioglimento, la carriera di Rotondaro è stata distrutta. Nel 2019, ha firmato un accordo con Kering che chiudeva alcune dispute, ma ora il manager chiede un risarcimento di 80 milioni di euro. “Kering”, si legge nell’istanza, “ha interrotto il rapporto di consulenza adducendo inadempimenti che non sussistono”.
Nel frattempo, nuove indagini hanno coinvolto il marchio Alexander McQueen. Tra il 2016 e il 2022, Kering avrebbe omesso di dichiarare tra i 60 e i 70 milioni di euro di imponibile in Italia. Il gruppo è ora in trattative con l’Agenzia delle Entrate.
Le tensioni tra Rotondaro e Kering non si sono mai sopite. Nel 2023, Gucci ha persino vietato ai propri dipendenti di collaborare con una struttura ricettiva vicina agli uffici milanesi legata al manager. Una mail interna recitava: “Gucci ha posto il divieto all’utilizzo della vostra struttura”.