Tupperware avvia procedura di fallimento, passività da 10 mld, la CEO Laurie Ann Goldman: "È la strada migliore da seguire"
L'azienda, storica produttrice di contenitori per alimenti, cerca di evitare la liquidazione, puntando sulla riorganizzazione e una trasformazione digitale per rilanciare il marchio e proteggere i posti di lavoro
Tupperware, la multinazionale americana che produce i famosi contenitori di plastica per alimenti, ha avviato la procedura di fallimento. Con una passività da 10 mld sia di capitale che di debiti, la società ieri ha dichiarato di aver "volontariamente avviato (anche per alcune sue sussidiarie) la procedura presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del Delaware facendo ricorso al ‘chapter 11’ della legge fallimentare statunitense". La CEO Laurie Ann Goldman ha dichiarato in merito in una nota: "Negli ultimi anni, la posizione finanziaria della società è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico. Di conseguenza, abbiamo esplorato numerose opzioni strategiche e abbiamo stabilito che questa è la strada migliore da seguire. Si tratta di processo pensato per fornirci una flessibilità essenziale, mentre perseguiamo alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione in un’azienda digitale e guidata dalla tecnologia, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder", ha dichiarato la presidente e amministratrice delegata di Tupperware.
Il crollo di Tupperware non era così inaspettato
Nonostante la lunga storia della società (fondata nel 1946) e una presenza capillare nelle case dei clienti, il crollo in realtà era nell’aria già da diversi anni, ma adesso è ufficiale. Dal terzo trimestre del 2021, dopo la ripresa seguente la pandemia, la società ha registrato un calo delle vendite per sei trimestri consecutivi: una lunga scia negativa. La società americana cercherà anche "l’approvazione del tribunale per facilitare un processo di vendita per l’attività al fine di proteggere il suo marchio iconico e promuovere ulteriormente la trasformazione di Tupperware in un’azienda guidata dalla tecnologia e incentrata sul digitale". E nel mentre "presenterà alcune istanze consuetudinarie per ottenere l’approvazione a sostegno delle sue operazioni durante il processo, tra cui il pagamento continuato degli stipendi e dei benefit dei dipendenti, nonché la compensazione dei venditori e dei fornitori alle normali condizioni per i beni e i servizi forniti a partire dalla data di presentazione", ha evidenziato la nota della presidente e amministratrice Goldman.
Cosa succederà ora allo storico marchio di contenitori per alimenti?
Come riportato da Reuters, nei documenti depositati presso la Corte fallimentare degli Stati Uniti per il Delaware, l’azienda stima i suoi beni (attività) tra 500 milioni e 1 miliardo di dollari e le passività (capitale e debiti) tra 1 e 10 miliardi. Elenca inoltre tra 50 mila e 100 mila creditori. Quando si parla di legge fallimentare nel diritto statunitense, è necessario fare un distinguo tra il capitolo 7 e il capitolo 11 (quello che riguarda la procedura avviata su richiesta di Tupperware): il capitolo 7 prevede la liquidazione dei beni dell’azienda per soddisfare i creditori. Il capitolo 11, invece, non prevede una liquidazione, ma una riorganizzazione di tutta l’attività finalizzata a rendere solvibile l’azienda. Nella pratica è simile all’amministrazione straordinaria italiana, così da poter mantenere la società operativa mentre la stessa concorda con il tribunale un piano di risanamento dei debiti. Bisogna comunque evidenziare che il giudice può sempre convertire il capitolo 11 nel 7, qualora non si verifichino le condizioni per un miglioramento della situazione con la ristrutturazione aziendale.