Enel, liste CdA, Amundi (0,63%) in bilico tra MEF e Covalis, sul voto pesano Crèdit Agricole e le trattative con il Governo per Banco Bpm. Le mosse di Orcel - ESCLUSIVA

Il voto di Amundi, nono azionista di Enel, per la lista del CdA è condizionato dalle trattative in corso tra Credit Agricole e il Governo per l'acquisizione di Banco BPM, nel frattempo Orcel si prepara a lanciare un'OPAS sul Banco, forte della capitalizzazione di Unicredit di € 37 mld

Il fatidico 10 maggio, data in cui gli azionisti di Enel sono chiamati ad esprimere il proprio voto nei confronti di una lista del CdA tra quelle proposte dal Governo, da Assogestioni e da Covalis, si fa sempre più vicino. 

Tra i maggiori azionisti, Amundi, il nono azionista dell'azienda di cui detiene lo 0,63%  con un controvalore di €390mln in base alla capitalizzazione di Enel di oggi (€61,966mld), si ritrova a camminare in bilico su un filo sospeso tra il MEF e Covalis, portando in spalla il peso delle trattative in corso tra Crédit Agricole (guidata da Philippe Brassac a livello di gruppo e da Giampiero Maioli per l'Italia), di cui è una controllata, e il Governo per l'acquisizione di Banco BPM. Schierandosi a favore della lista del Mef, la banque verte potrebbe infatti ottenere una posizione privilegiata agli occhi della Premier per finalizzare l'OPA sul Banco, come anticipato da questa testata

Crèdit Agricole in trattativa con il Governo per OPA su Banco BPM

Come è noto infatti, Crédit Agricole sta cercando di allungare le mani su BPM. Il 20 aprile il primo socio di Piazza Meda ha incrementato la partecipazione dal 9,18 al 9,9%. Certo, la salita non modifica gli assetti di controllo del Banco, ma resta comunque un segnale significativo. Dopo il blitz dello scorso anno i francesi sono diventati il perno dell’azionariato del gruppo. Un peso rafforzato anche dalle alleanze industriali che legano i due istituti. 

Per superare la soglia del 9,9% l’Agricole avrà bisogno dell’autorizzazione della Bce, assenso che da quanto risulta a Il Giornale d'Italia dovrebbe arrivare senza particolari complicazioni. Vero è però che ogni operazione straordinaria su Piazza Meda dovrà tenere conto della presenza del gruppo guidato in Italia da Giampiero Maioli.

Il colosso del credito francese aveva già firmato a fine dicembre un accordo per acquistare il 65% di due compagnie assicurative controllate da Banco Bpm: si tratta di Banco Bpm Assicurazioni e Vera Assicurazioni. Un'operazione da 260 milioni di euro che riconosce agli asset un valore complessivo di 400 milioni. 

La strategia della non belligeranza di Crédit Agricole aveva già avuto modo di esprimersi nella nomina per il CDA del Banco, caso in cui appunto i francesi avevano scelto di non presentare alcuna lista alternativa. 

La stabilità e l’equilibrio raggiunto da BPM l'hanno infatti resa molto appetibile nell’ottica di un merge con altre Banche. 

Considerando lo scenario bancario attuale, fresco dell’OPA di BPER su Carige e snellito da quella precedente di Intesa Sanpaolo su UBI, varie voci si rincorrono nei palazzi, come anticipato da questa testata, si suggeriva la possibilità di un OPA di Crèdit Agricole sul Banco, nonostante difficilmente il Governo Meloni lascerebbe ai francesi l’ultima preda indipendente leader nel territorio più ricco d’Italia.

Unicredit verso l'OPAS sul Banco

Nel frattempo Unicredit potrebbe essere vicina al lancio di un'OPAS (Offerta Pubblica di acquisto e Scambio) sul Banco forte della capitalizzazione raggiunta di € 37 mld, rispetto a i € 5,6 mld di Banco BPM, con un concambio teorico ai valori odierni di circa 6,6, migliore del rapporto di 5 del 23 gennaio. Valorizzazione raggiunta sia per l'incremento della guidance sull'utile netto 2023 a €6,5mld di oggi, nonché per effetto del buyback da € 3,34 mld lanciato da Orcel.