Bce, tassi rialzati di 50 punti base al 3,5%: ignorati il crac di Svb e il crollo di Credit Suisse
La Banca centrale europea prosegue nella sua politica economica contro l’inflazione: “Resterà elevata a lungo”. Nessuna comunicazione sulle mosse future in piena crisi bancaria
Il crac di Silicon Valley Bank e il crollo in borsa di Credit Suisse non fermano la Bce, che ha deciso di alzare i tassi d'interesse di mezzo punto percentuale. Il tasso sui rifinanziamenti principali sale al 3,50%, quello sui depositi al 3% e quello sui prestiti marginali al 3,75%. Secondo la Banca centrale europea, "l'inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato". Il Consiglio direttivo della Bce "segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati" ed "è pronto a intervenire dove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area dell'euro". La Bce, però, non ha inserito nel comunicato alcun riferimento alle prossime mosse.
Il Consiglio direttivo della Bce: “L’inflazione dovrebbe rimanere elevata per un periodo di tempo prolungato”
Il Consiglio direttivo della Bce “segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area dell'euro", spiega l’istituto, che affronta anche il tema inflazione che dovrebbe "rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi".
L’inflazione è vista al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025.
"L'elevato livello di incertezza accresce l'importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell'inflazione di fondo e dall'intensità di trasmissione della politica monetaria”. L'inflazione è vista al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Secondo Altaf Kassam di State Street Global Advisors, un rallentamento di marcia da parte della Bce “avrebbe potuto far preoccupare il mercato, inducendolo a credere che ci fosse davvero il rischio di un fallimento sistemico del sistema bancario dell'Unione Europea dovuto al contagio dagli Stati Uniti in Svizzera, mentre le spiacevoli sorprese al rialzo relative ai dati sull'inflazione all'inizio dell’anno hanno dato forza ai falchi”.