Eni e IRENA, WETO 2022 per la transizione energetica. Descalzi: "Non solo un Outlook, ma un piano di sicurezza energetica"
Il World Energy Transitions Outlook di IRENA delinea le azioni prioritarie al 2030 per cercare di limitare l'aumento delle temperature globali entro il 2050 a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Claudio Descalzi, AD di Eni, a Il Giornale d'Italia: "Mettere insieme la parte istituzionale con la parte privata, come Eni e IRENA, permettere di fare molte cose nel campo dell’idrogeno e delle rinnovabili"
Eni ha presentato oggi, negli spazi del Complesso Ostiense a Roma, il rapporto IRENA World Energy Transitions Outlook 2022 (WETO). L'incontro moderato dalla giornalista della Rai Giorgia Cardinaletti ha visto la partecipazione di Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica (MITE), Francesco La Camera, Direttore Generale IRENA, Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, ed Elizabeth Press, Director Planning and Programme Support IRENA.
Il rapporto WETO 2022, dedicato alla transizione energetica, delinea le azioni prioritarie al 2030 per cercare di limitare l'aumento delle temperature globali entro il 2050 a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, fornendo un'analisi approfondita di due aree particolarmente rilevanti per la decarbonizzazione dei settori di uso finale: elettrificazione e bioenergia. Inoltre, il report indaga anche l’impatto socioeconomico del percorso verso 1,5°C e suggerisce a governi e istituzioni, firmatari dell’Accordo di Parigi del 2015, metodi e strumenti per accelerare il progresso verso l'accesso universale all'energia pulita.
Descalzi (Eni): "Gas naturale, gli stoccaggi procedono bene: riusciremo a colmare il gap entro i prossimi quattro mesi"
Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, a Il Giornale d'Italia:
"Dall’evento di oggi è emerso che c’è una grande collaborazione fra istituzioni e privato. Come è stato detto oggi, penso che riuscire a mettere insieme la parte istituzionale con la parte privata, una grande presenza sul territorio come quella di Eni e IRENA - che rappresenta più di 170 stati - dia la possibilità di fare tante cose insieme come stiamo facendo per esempio nel campo dell’idrogeno e delle rinnovabili. Questo Outlook della transizione energetica si presenta come un piano di sicurezza energetica. È chiaro che la domanda che ci si fa è cosa faremo questo dicembre, ma se 5 anni fa avessimo fatto queste cose, allora questo dicembre sarebbe stato il nostro futuro. Ecco perché non bisogna farsi prendere dall’immediato trascurando quello che dovrà succedere.
È sempre importantissimo parlare e discutere di obiettivi, questo è il compito che ha la politica la Comunità Europea, però è molto importante fare le cose. Noi abbiamo iniziato a lavorare otto anni fa quando non c’erano ancora questi obiettivi: ci siamo preparati per essere pronti, in questo caso, ad affrontare gli obiettivi del 1.5°C. È giusto che la politica e le istituzioni diano degli obiettivi, poi c’è la responsabilità personale, civile e sociale dei vari responsabili di società. Io penso che alla fine la politica abbia un grosso senso, anche le policy che devono aiutare a sviluppare le nuove tecnologie hanno un grosso senso, però poi le responsabilità devono andare a chi è sul territorio come Eni, alle società che hanno i contatti e possono sviluppare le tecnologie. È nostra responsabilità fare succedere le cose.
Gli stoccaggi stanno procedendo, i prezzi li stanno rallentando un po’. Io vedo le autorità e il Ministro Cingolani molto focalizzati proprio per poter spingere tutto il sistema a riempirli. Noi stiamo facendo il nostro, siamo quelli che hanno messo più gas. È chiaro che c’è chi riesce a farlo perché ha la forza per farlo, e chi meno. Siamo un pochino più avanti della media europea, ma siamo un pochino più indietro di quello che eravamo abituati a fare. Io sono ottimista: non so se riusciremo a raggiungere il 90%, ma credo che con quello sta mettendo in piedi il Governo e l’autorità per l’energia riusciremo nei prossimi tre o quattro mesi a colmare il gap.
Il gas russo è proprietà della Russia: sono stati loro a investire, svilupparlo, produrlo e noi lo stiamo comprando. Nei paesi dove stiamo andando e dove lavoriamo da più di 70 anni, invece, c'è il nostro gas. Non l’abbiamo comprato, ma abbiamo esplorato, l'abbiamo sviluppato e dato principalmente al mercato domestico. Si parla di transizione equa, noi abbiamo dato la maggior parte del gas che abbiamo scoperto a questi paesi e quella è la nostra equity. Quello è il gas italiano per l’Italia, l’altro era gas russo per l’Italia. É questa la grande differenza."