Guerra in Ucraina, le sanzioni costano care all'Eurozona: abbattute le stime di crescita
Altro che economia russa al collasso. Il conflitto e le sanzioni rischiano di abbattere la già precaria ripresa economica dell'Italia e dell'Europa. Ecco tutti i dati
E menomale che la guerra in Ucraina e soprattutto le sanzioni successive avrebbero dovuto abbattere l'economia russa. Mentre Mosca resta in piedi e fa segnare un surplus commerciale record, come scritto nei giorni scorsi, è proprio l'Eurozona a rischiare di vedere abbattute le proprie stime di crescita. Il Vecchio Continente, infatti, barcolla. La Commissione Europea ha tagliato le stime di crescita del Pil dell'area euro per il 2022 dal +4% stimato il 10 febbraio scorso, prima dell'attacco russo all'Ucraina, al +2,7% oggi. Ritoccata al ribasso anche la previsione di crescita del Pil l'anno venturo, a +2,3% da +2,7%.
I dati paese per paese: la guerra affossa la crescita di Europa e Italia
Tra le principali economie, le stime per la Germania sono +1,6% nel 2022 e +2,4% nel 2023, per la Spagna +4% e +3,4% rispettivamente, per la Francia +3,1% e +1,8%, per i Paesi Bassi +3,3% e +1,6%. Cresce invece l'inflazione, che nell'area euro è attesa al 6,1% quest'anno, rispetto al 2,6% del 2021, per poi moderarsi al +2,7% nel 2023, secondo le previsioni di primavera della Commissione Europea.
Male anche l'Italia. Ora su quest'anno l'esecutivo comunitario pronostica una crescita del Pil della penisola del 2,4%, cui dovrebbe seguire un più 1,9% nel 2023. Nelle stime dello scorso autunno indicava più 4,3% nel 2022 e più 2,3% nel 2023. Per l'area euro ora indica più 2,7% nel 2022 e più 2,3% nel 2023, a fronte dei precedenti +4,3% e +2,4%.
Il tutto mentre aumentano i prezzi delle materie prime, compresi i beni alimentari. In particolare, il prezzo del grano è balzato al massimo da oltre 2 mesi dopo la decisione di bloccare le esportazioni assunta dall'India, il secondo produttore mondiale. Un andamento che - sottolinea la Coldiretti - ha trascinato tutti i principali prodotti agricoli che risultano in deciso rialzo, dal mais alla soia fino al riso che in molti Paesi con l'aumento delle quotazioni ha sostituito il grano nella dieta alimentare.
Il risultato nei Paesi ricchi e' una spinta dell'inflazione stimata in forte crescita anche nell'eurozona dove sono state tagliate le stime di crescita del Pil ma in quelli poveri - continua la Coldiretti - allarga l'area dell'indigenza alimentare soprattutto in Africa e in Asia. E' infatti allarme carestia - precisa la Coldiretti - in 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall'aumento dei prezzi.