Generali passa al contrattacco sui pattisti: richiesta a Ivass e Consob chiarimenti su quote
La compagnia chiede a Ivass e Consob di verificare la correttezza degli obblighi autorizzativi e di comunicazione di coloro che si oppongono all’attuale management: Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt. Ma nel mondo reale, lontano dai salotti della finanza il gruppo continua a crescere a spron battuto
Il management di Generali passa al contrattacco della fronda interna che vorrebbe assumere il controllo del cda il prossimo 29 aprile, quando si dovrà rinnovare per intero il board del gruppo assicurativo. Una nuova mossa in questa battaglia chiama in causa ancora una volta le autorità di vigilanza. Ieri Generali ha comunicato di aver chiesto a Ivass e Consob di verificare la correttezza dell’operato delle società del gruppo Caltagirone, di Delfin (la holding di Leonardo Del Vecchio) e della Fondazione Crt, che insieme avevano sottoscritto un patto di consultazione e raggiungendo complessivamente il 16,309% del capitale sociale della società. Patto da cui, per altro, Francesco Gaetano Caltagirone è sorprendentemente uscito, venerdì scorso.
Cosa ha chiesto Generali a Ivass e Consob
Nel dettaglio, Generali ha chiesto all’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e dalla Delfin sia “soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%”. Secondo la normativa Ivass, infatti, le partecipazioni al di sopra della soglia del 10% devono essere autorizzate dall’Istituto di vigilanza.
Generali si poi è rivolta anche alla Consob con un quesito in cui chiede “se tale acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato”. In questo caso gli obblighi scattano se le acquisizioni sono state fatte “in concerto”. Un riferimento è, tra le altre cose, al fatto che una volta usciti dal cda di Generali gli aderenti al patto (e gli ex aderenti) non sono più tenuti a comunicare gli acquisti, e quindi potenzialmente i tre soci potrebbero superare il 20% di Generali senza che il mercato ne venga messo al corrente. Un altro riferimento è al piano industriale “alternativo” che, si è detto ripetutamente in ambienti finanziari, i tre azionisti citati in precedenza starebbero studiando e che potrebbe essere presentato al mercato nelle prossime settimane.
Come si stanno muovendo gli ex “pattisti”
Le ricostruzioni che girano in queste ore parlano di un fronte dei “pattisti” sorpreso da quest’ultima mossa di Generali. Al momento il fronte appare solo formalmente diviso: il clima tra Caltagirone e Del Vecchio sarebbe di piena sintonia. Il mese scorso l’ingegnere romano e l’ad della Delfin (Romolo Bardin) si sono dimessi dal cda, probabilmente per evitare accuse di “concerto”.
Nella lettera di tre pagine indirizzata al già citato Bardin e al presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia, il gruppo Caltagirone aveva osservato che “il patto è stato sottoscritto essenzialmente per favorire la consultazione delle parti in vista delle determinazioni da assumere in occasione della prossima assemblea”, e si sottolinea che nessun impegno era stato assunto riguardo “alla presentazione di liste di maggioranza o di minoranza, né tantomeno con riguardo al voto nella assemblea” di fine aprile.
Ma questa decisione è stata interpretata anche come funzionale a evitare proprio interventi delle autorità di vigilanza, e in particolare dell’Ivass, esattamente perché interpretando il patto in maniera stringente si sarebbe dovuta chiedere l’autorizzazione dell’Autorità giacché la quota del 10%, come si diceva poc’anzi, era stata superata. Al momento l’ingegnere romano non ha ancora deciso se all’assemblea presenterà una lista corta (cioè di minoranza) o lunga, e quindi se, in questo secondo caso, proporrà un proprio candidato ceo al posto dell’attuale Philippe Donnet. In quest’ottica le società del gruppo Caltagirone hanno ritenuto “oramai superata la funzione cui il patto era preordinato”.
Ma intanto Generali continua a crescere
Ad ogni modo, mentre nei salotti finanziari si studia come posizionare le proprie pedine sullo scacchiere, sul piano industriale il gruppo continua a macinare crescita. Ed è bene ricordare come questa accesa sfida lanciata principalmente da Francesco Gaetano Caltagirone nei confronti dell’attuale management (sostenuto dall’azionista di maggioranza, Mediobanca), muova da un presupposto: Generali non cresce abbastanza. Un’accusa di cui francamente si fa fatica a capire i presupposti, giacchè viene spesso ripetuta a dispetto dei brillanti risultati portati dall’attuale management: solo per citare un dato, il gruppo ha chiuso il primo semestre del 2021 con un utile netto di 1,5 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il gruppo si sta espandendo in un mercato dall’enorme potenziale: l’India. A fine gennaio il gruppo guidato da Donnet ha firmato gli accordi per diventare azionista di maggioranza nelle proprie joint venture nel gigante asiatico. Nel segmento danni, Generali ha acquisito da Future Enterprises il 25% delle azioni di Future Generali India Insurance per un corrispettivo di circa 145 milioni di euro. Al closing, Generali deterrà una partecipazione di circa il 74%. Queste operazioni fanno di Generali il primo player tra gli assicuratori internazionali ad avere acquisito una partecipazione di maggioranza in entrambe le proprie joint venture assicurative indiane dopo l'entrata in vigore del nuovo limite alla partecipazione azionaria di aziende straniere.
Non solo. Martedì 1° febbraio il gruppo assicurativo ha annunciato anche l’acquisto di La Médicale, società assicurativa francese rivolta agli operatori sanitari. Il deal è frutto della trattativa esclusiva con Crédit Agricole Assurances, in campo dallo scorso novembre e anche delle consultazioni con i comitati aziendali. Il corrispettivo totale dell’operazione è pari a 435 milioni di euro, soggetto ad aggiustamenti al closing.
Di Silvano Telesi