Cinema, Anica: "24,3 mln di italiani almeno una volta nelle sale nel 2024, +2 mln sul 2023", crescono gli under 25, ma c'è bisogno di novità

La sostanza, quindi, è: al cinema vanno soprattutto i giovani, in cerca di novità. E in sala devono arrivare più prodotti italiani per loro, e non solo i film d’autore per quel target maturo che invece esce di casa di rado

I soldi a pioggia concessi da Rai cinema, e i finanziamenti pubblici a base di tax credit fuori controllo hanno fatto perdere di mira il mercato e i target alla industria cinematografica italiana. Che negli anni ha continuato a portare in sala prodotti per un target, quello over 40, che invece va poco al cinema e non ha comunque alcun potenziale di sviluppo di un comparto invece tenuto in piedi dai giovani, nella fascia 3-24 anni, che al cinema vanno in media cinque volte all’anno, rispetto alle 1,6 volte degli over 50.

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La cosa ancor più sconcertante è che a sbattere la realtà in faccia alla industry italiana sia uno studio appena condotto proprio da Anica, ovvero la associazione confindustriale che rappresenta l’industria cinematografica italiana. E che mette in evidenza tutte le contraddizioni di un settore che procede senza usare i dati, ma si fida ancora delle sensazioni, del sentito dire, facendo lavorare sempre le solite parrocchiette, i consueti circolini. Nel 2024 sono andati al cinema almeno una volta circa 24,3 milioni di italiani, una netta crescita (+ due milioni) rispetto al 2023. Il grosso del bacino è composto da over 50 (9,52 milioni) che però vanno in sala molto raramente, con una media di 1,6 biglietti staccati a testa. Il segmento 15-24 anni (composto da 3,42 milioni di persone) e 3-14 anni (2,8 milioni), pur più piccolo per numerosità, risulta però molto più importante in termini di business: infatti i 15-24enni staccano in media cinque biglietti a testa nel corso di un anno, e i 3-14enni circa 4,4 biglietti.
Perciò, al momento, sono proprio i 3-24enni che frequentano con maggiore assiduità le sale cinematografiche in Italia e che rappresentano la fascia di pubblico con le maggiori potenzialità. I risultati della ricerca commissionata da Anica e condotta da Ego research ribaltano quindi le convinzioni di molti secondo cui il cinema in Italia sia una questione per vecchi: i numeri non dicono questo. Come sottolinea il presidente di Anica, Alessandro Usai, “per misurare la salute o meno del settore cinematografico italiano si parla sempre di numero di biglietti staccati (68,7 milioni nel 2024): ma il pubblico da chi è composto? L’industria conosce il suo pubblico? Perché altrimenti si fa molta fatica a immaginare e proporre titoli giusti e a crescere. Io, nel guardare questi dati, ho trovato qualcosa che non mi aspettavo. La realtà è molto diversa dalla narrazione su chi va al cinema. E allora è importante raccogliere dati oggettivi e verificabili, perché questo settore, essendo più sexy e popolare del comparto dei tondini di acciaio, consente purtroppo a tanti di parlare a sproposito, senza competenza e senza il supporto di dati”.
La sostanza, quindi, è: al cinema vanno soprattutto i giovani, in cerca di novità. E in sala devono arrivare più prodotti italiani per loro, e non solo i film d’autore per quel target maturo che invece esce di casa di rado.
 
Gli under 25 sono il 20% della popolazione ma esprimono il 43% dei biglietti venduti, mentre gli over 50 anni, che sono il 50% della popolazione italiana, pesano solo per il 22% dei biglietti venduti. Dalla indagine di Ego research, inoltre, emergono alcune indicazioni per il futuro della industry, in relazione al percepito del cinema italiano: servirebbe più spazio per nuovi talenti (basta coi soliti cinque attori romani), i cosiddetti super talenti italiani non interessano più; si chiede più spazio per film italiani per ragazzi e di animazione, per titoli affini al target 15-24 anni, con un allargamento a generi come azione, thriller e film storici. Tutto questo per non lasciare la fetta di mercato cinematografico col maggiore potenziale e più presente in sala, ovvero i 3-24enni, nelle mani delle major americane, finora più capaci di soddisfare i loro gusti.
Quanto al rapporto con le piattaforme di streaming ed eventuali cannibalizzazioni tra web e sala, il target giovane, ovviamente, ha sposato subito lo streaming, le offerte pay sul web, con una crescita veloce nei primi anni, che però si è ormai fermata da tempo. I giovani hanno già visto tutto quello che c’era da vedere in piattaforma, aspettano solo le novità, che però, in piattaforma, si sono un po’ ridotte negli ultimi anni. E quindi la sala cinematografica è ridiventata un luogo dove trovare le novità. Gli over 50, invece, hanno scoperto le piattaforme in streaming più in ritardo, stanno recuperando il tempo perduto, e vanno meno al cinema.
E infatti se nel triennio 2017-2019, quello pre-Covid, gli over 50 valevano circa 29 milioni di biglietti staccati all’anno, nel 2024 sono scesi a 15 milioni, dimezzati. Invece i 15-24enni, che erano a quota 13 milioni di biglietti staccati annualmente nel triennio 2017-2019, hanno superato quota 17 milioni nel 2024. È su questa fascia di pubblico che la industry italiana deve concentrarsi, con coraggio e diversificazione di generi che potrebbero finalmente fare rifiorire tutto il comparto.
Di Stefano Bastoni