Lettera a un nipote, tra il vertiginoso dirupo del tempo e la dittatura del Bene Comune contro i profeti delle libertà che le tolgono

Il tempo è cosa profonda, ragazzo… Più del mare. È più vertiginoso di un dirupo che paia senza fondo: tu combatti sempre te stesso

Il tempo è cosa profonda, ragazzo… Più del mare. È più vertiginoso di un dirupo che paia senza fondo, più vasto delle galassie gremite di stelle e di un sorriso di donna, più di una gioia repentina e inebriante, o diuturna e tiepida come un contatto di pelle che non cessa, più del senso di colpa di chi soffre per un’azione innominabile che ha compiuto e ora è un roveto per l’anima. Il tempo attraversa la vita, non è la vita a attraversare il tempo, e assai spesso un istante ha dentro mondi di mondi infiniti, quando anni e anni possono essere pallidi e spenti, stenti e sdutti come foglie senza nutrimento… Proverò a darti qualche suggerimento senza pretese. Sappi decidere per te stesso, ragazzo mio, scopri lo splendore dell’autarchia di spirito, sii il centro radiale della tua vita, e allarga i suoi confini alla comprensione del prossimo e alla consapevolezza di non essere solo: donati a te stesso generosamente e agli altri con entusiasmo e un pizzico di incoscienza, oltre ogni logica dell’utile. Gratuita è la bellezza a questo mondo: dono irriducibile e elargivo di chi abbonda di sé ma non stagna nel proprio. Abbiamo dovuto imparare troppe lezioni: di gusto, di senso, di morale, di impegno. Scorda, ragazzo, scorda ogni legge prescritta e coltiva la consapevolezza dell’amore, la sua vastità che può più del tempo e corre ad abbracciare la vita. Immergiti nella vita, vai alla fonte sacra del tuo sentire sapendo che è irripetibile e perfetto così come lo vivi. Sii una voce nel silenzio dei più, sii silenzio quando le voci si accavallano e sono manigolde e indiscrete, debordanti e soverchie almeno quanto sorde.

Sii cauto nell’accusare, ma fermo quando l’accusa è volta verso i pagliacci di questo potere tetro e triste che asfissia la luce e uccide le prospettive. E sappi che quello alla felicità è un diritto non meno di altri che il diritto naturale sancisce; poiché è antico figlio dell’amore per il pensiero, all’origine di esso, e non mero accessorio.

Sappi provare compassione senza paternalismo, ma sii duro con chi non ne ha e fucila i non allineati a ogni muro come marionette di carne; perché è lui la vera marionetta. Difendi la vita come valore assoluto e improrogabile, ma sappi che una vita per essere tale deve essere degna d’esser vissuta… Tuona dunque contro chi la mortifica, perché è la cosa più preziosa. Non ti sembrino didascaliche queste mie parole: sono il pane della mia esperienza che io spezzo per te.

Abbi poi coscienza, prima di ogni altra cosa, che la tua vita è cosa tua e niente ha a che fare con astrazioni come un generico Bene Comune… E che là dove regna l’iniquità ma si brandisce il Bene Comune come un’arma è lecito ritenere il suo frutto un delitto. E unti preti, padroni senza morale, alchimisti della legge, legulei mercenari, truffatori e ipocriti al potere, non potranno sottrarti libertà di scelta – quando è scelta tua per via elettiva – se non ricattandoti attraverso la vulnerabilità del tuo corpo e della tua mente. Difendi entrambi, dunque, contro i profeti delle libertà che sottraggono libertà a ogni ora. Non farti dettare condotta alcuna, ma sappi nutrire la tua e darle voce, e non farla zittire da questa turba di schiamazzatori. Tempra mente e corpo, e falli funzionare all’unisono, in armonia: sono le sole cose che possiedi.

Vedi, io ho un’età in cui  mani, ginocchia, viso e petto non fanno più il paio con ciò che sento di essere. I miei desideri sono ora più tepidi e sobri, ma a volte viene a trovarmi una passione dolce e pervasiva come il profumo di un bianco giglio, ed è pura e impura al contempo, e mi tormenta l’idea di non poterla appagare. Vedi, la verità, è che sentimenti temperati e più miti consigli, il calore del sole sulla pelle, la luce di un mattino chiaro, il ciangottare di un ruscelletto o la via consueta tra i filari gemelli di cipressi che mi conduce a casa dopo che mi sono allontanato per assaporare la concordia di pensieri e andatura, tutto questo è ciò di cui gioisco e mi empie di lene piacere. Vorrei, però, per una sola volta, magari, provare ad essere nuovamente avventato, ubriacarmi di buon vino, lambire una donna procace sotto la veste, fondermi ad essa fino a sentire il diapason del piacere in accordo con il pulsare ritmico e fatato di un mondo perfetto perché hai lei accanto e la gioventù per lingua così semplice! Ma tutto questo è solo un sogno nel sogno e io custodisco un sapere che vorrei infonderti perché il tuo cammino fosse semplice e sicuro… Poi penso che non c’è niente di più bello che poter sbagliare, niente di più bello di avere ancora molto da scoprire e la sensazione che osare può portare a grandi conquiste e al compimento di un poema tutto nostro che dà voce e senso anche ai nostri errori, perché li ricomprende in sé come un riverbero di saggezza atavica e intollerabilmente bella: la saggezza fatta di fame di vita, di incontri, di avanguardie di sentimento e ragione. Ora, ragazzo, la mia vita sta giungendo al termine e mi chiedo se non sia solo tutto rimandato, o se la sua grande sfida non è già qui sotto un’altra forma. Stringimi la mano, figliolo, non lasciarmi andare da solo. Io adesso sono sereno, ma non ho rinunciato a questo transito che ancora dura a dispetto della mia condizione, dura dentro me come una eco di tante cose belle e luminose.

Stringimi la mano, ragazzo mio, e pensa che un’oncia di divino è in questa stretta salda e sapida di calore tutto umano. Essere pronti non è ancora abbastanza: il tempo è cosa vasta e profonda… Non avere paura, io ti accompagnerò ancora a lungo e le tue gioie saranno anche le mie, i tuoi dolori io mitigherò con presenza discreta, e ogni nuova cosa che andrai a scoprire sarà un firmamento che guarderemo assieme.  Meravigliati ancora, nipote caro, io non ho mai smesso di farlo, e quando sarà caduto anche quest’ultimo velo altra meraviglia… Altra meraviglia, di vivere in te e altrove tutto attorno. Già sento una melodia dolcissima… Che suona solo per me… E indovino una soglia. Ama, ragazzo mio, con ogni tua fibra, con ogni vibrare delle tue vive cellule. Custodisci questo seme di senape che è il mio amore per te: è il più piccolo dei semi, ma anche il più ferace. Adesso, vedi, io ritrovo un po’ dell’amore che ho riversato come miele nell’arnia della vita, e mi basta ad andarmene in pace.

Di Massimo Triolo