Editoria, presidente Confindustria Radio Tv Antonio Marano: “Big tech danneggiano nostri media, controllano informazione senza investire nel Paese”

Mentre gli editori tradizionali rispondono civilmente e penalmente dei contenuti trasmessi, le piattaforme si sottraggono a obblighi e verifiche, anche quando diffondono materiali violenti o lesivi. “Se lo fate voi, lo fa la RAI, lo fa qualsiasi emittente immediatamente viene sanzionato”, ricorda Marano

Le parole di Antonio Marano risuonano come un monito preciso: “le big tech stanno danneggiando i media italiani, controllando parte dell’informazione senza investire nel Paese”. Il presidente di Confindustria Radio Tv, intervenuto su RTL 102.5, denuncia una situazione che rischia di alterare il pluralismo e il corretto funzionamento del mercato editoriale. Un allarme che riguarda radio, televisione, stampa e tutto l’ecosistema dell’informazione nazionale. Marano chiede regole uguali per tutti, perché senza interventi il settore rischia un declino strutturale.

Editoria, presidente Confindustria Radio Tv Antonio Marano: “Big tech danneggiano nostri media, controllano informazione senza investire nel Paese”

In apertura del suo intervento, Marano torna al principio costituzionale che regge l’intero sistema: “Partiamo da una premessa: il concetto di fondo è cosa sono gli editori? L’articolo 21. Se voi in questo momento siete in onda, se i cittadini hanno dell’informazione è perché vi è in Italia la possibilità per radio, tv, giornali, carta stampata, libri di poter essere pubblicati e di poter contribuire a una conoscenza e all’informazione”.

Il presidente sottolinea come questo equilibrio si stia incrinando a causa del peso crescente delle Big Tech: “Tutto questo sta purtroppo avendo un forte prelievo economico da parte delle big tech, che non investono sul territorio… è difficile essere competitivi con chi non paga l’autostrada, fa il pieno di benzina e non paga neanche quella”. Una metafora che fotografa la distorsione del mercato: piattaforme globali che distribuiscono contenuti senza sostenere i costi dell'ecosistema editoriale e senza contribuire alla filiera nazionale.

Marano richiama poi un tema spesso ignorato nel dibattito: il rischio che la mobilità – primo luogo di ascolto della radio – venga progressivamente sottratta agli editori tradizionali. “Le auto le stanno costruendo, le stanno importando senza le radio in auto… con il fatto che lasceranno solo il collegamento IP… saranno loro a poter controllare quello che i cittadini e gli ascoltatori possono sentire”. Un campanello d’allarme che riguarda non solo il settore radiofonico ma, più in generale, l’accesso stesso ai contenuti informativi.

Il nodo, ribadisce con forza, è l’asimmetria regolatoria: “La loro forza è la distribuzione dei contenuti agli altri senza che vi sia una responsabilità di un giornalista… senza nessuna responsabilità e nessun costo da un punto di vista di carattere editoriale o personale”. Mentre gli editori tradizionali rispondono civilmente e penalmente dei contenuti trasmessi, le piattaforme si sottraggono a obblighi e verifiche, anche quando diffondono materiali violenti o lesivi. “Se lo fate voi, lo fa la RAI, lo fa qualsiasi emittente immediatamente viene sanzionato”, ricorda Marano.

Da qui l’appello a ristabilire parità di condizioni: “Non è che stiamo chiedendo contributi… chiediamo che chi viene nel nostro paese… si comporti e rispetti le regole che facciamo noi”. Un richiamo che vale per ogni segmento del mercato, anche alla luce delle sproporzioni economiche: “Meta in Italia fattura 2.2 miliardi e ha 24 dipendenti… per loro è soltanto una raccolta e non un investimento”.

Il presidente di Confindustria Radio Tv evidenzia inoltre il divario che penalizza la radiofonia italiana rispetto ai principali mercati europei: “Il mercato italiano pubblicitariamente… è un terzo di Francia e Germania… perché non vi è una tutela di quello che è il costo contato, che è la valorizzazione”. A ciò si aggiungono le minacce crescenti delle fake news e dei contenuti generati tramite intelligenza artificiale, capaci di alterare la percezione del reale: “Oggi l’informazione… è uno dei capisaldi di ogni paese democratico. Ma qui stiamo falsificando la verità e la verità si tutela con la responsabilità”.

Per Marano, il rischio è chiaro e riguarda la tenuta democratica: “Il controllo diretto e uniforme di chi controlla certe piattaforme diventa un valore politico, commerciale, di realizzazione culturale di intere generazioni… Non è una cosa secondaria”.

Un monito, quello del presidente di Confindustria Radio Tv, che invita la politica a prendere coscienza dell’urgenza. Per evitare che – come lui stesso avverte – “l’Italia rischia di essere una colonia”.