Omicidio Sofia Stefani, collega Giampiero Gualandi condannato all'ergastolo in primo grado, uccise la vigilessa con un colpo di pistola al volto

Gualandi e i suoi difensori hanno sempre parlato di "tragedia non voluta", mentre per la Corte fu omicidio intenzionale: non un incidente e/o un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione

In merito all'omicidio di Sofia Stefani, l'ex comandante 64enne della polizia locale di Anzola (Bologna) Giampiero Gualandi è stato condannato all'ergastolo in primo grado. L'uomo uccise la 33enne, con cui aveva una relazione extraconiugale, il 16 maggio 2024 con un colpo di pistola al volto. E secondo la procura lo fece "per salvare il matrimonio". Tuttavia, Gualandi non ha mai ammesso di aver premuto il grilletto volontariamente. Così Angela Querzè, madre di Sofia: "Quando c'è un ergastolo vuol dire che la società ha fallito. Il peso di questa sentenza dobbiamo portarlo tutti".

Omicidio Sofia Stefani, collega Giampiero Gualandi condannato all'ergastolo in primo grado

Ergastolo: questa la pena per Giampiero Gualandi, l'ex comandante della polizia locale di Anzola che uccise Sofia Stefani nel suo ufficio. I giudici della Corte d'Assise di Bologna hanno sposato le tesi della procura confermando però una sola aggravante, quella del legame affettivo. Caduta invece quella di futili motivi. Gualandi e i suoi difensori hanno sempre parlato di "tragedia non voluta", mentre per la Corte fu omicidio intenzionale: non un incidente e/o un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione. 

Il motivo per la procura è solo uno: Gualandi avrebbe cercato di salvare il matrimonio con la moglie, che aveva scoperto della relazione con la vigilessa il 30 aprile 2024. Lui le aveva giurato che era tutto finito già a febbraio, ma ad incastrarlo sarebbero stati i messaggi recuperati dal telefono di Sofia. La vittima avrebbe iniziato a cercare insistentemente la moglie di Gualandi per rivelarle la verità. "Non c'è stato giorno dal 30 aprile in poi in cui Sofia non abbia provato a contattarla", ha spiegato la procuratrice Russo durante la sua requisitoria. "Lui sapeva che non si sarebbe arresa".

La procura ha insistito sul fatto che Gualandi avrebbe cercato di approfittarsi delle sue fragilità esercitando una "feroce manipolazione", sia professionale che sessuale. La vigilessa soffriva infatti di un disturbo borderline di personalità ed era in cura con psicofarmaci. Uno degli elementi più discussi è stato il contratto di sottomissione sessuale che Gualandi ha sottoscritto insieme a Sofia. Per la difesa dell'imputato era semplicemente un "gioco", per l'accusa era "sintomatico di una relazione di potere" dove Gualandi sarebbe stato il dominatore e Sofia la persona sottomessa.