Omicidio Giulia Cecchettin, Filippo Turetta potrà uscire dal carcere a 32 anni con permessi premio, a 48 la condizionale con libertà vigilata
Turetta potrà chiedere e ottenere la liberazione condizionale – ossia la parte finale della pena in libertà vigilata – soltanto dopo aver scontato 26 anni di detenzione, quando avrà 48 anni
Dopo la rinuncia all’appello di Filippo Turetta, e il suo “sincero pentimento” messo per iscritto in una lettera, ora tocca alla Procura generale di Venezia decidere, a sua volta, se rinunciare all’appello contro la sentenza di primo grado sull’omicidio di Giulia Cecchettin. L’ergastolo è già la pena massima e, anche se si arrivasse al processo d’appello, con il riconoscimento delle due aggravanti escluse in primo grado, Turetta non dovrebbe stare più tempo in cella. All’imputato i giudici potrebbero però infliggere l’isolamento diurno. Il giovane, che oggi ha 23 anni, potrà chiedere i primi permessi premio a 32 anni, mentre la liberazione condizionale potrebbe arrivare solo a 48 anni.
Omicidio Giulia Cecchettin, Filippo Turetta potrà uscire dal carcere a 32 anni con permessi premio, a 48 la condizionale con libertà vigilata
Filippo Turetta, oggi 23enne, potrà chiedere i primi permessi premio dopo aver scontato almeno 10 anni di pena, dunque una volta compiuti i 32 anni. Si tratta di benefici previsti per i detenuti che mantengono una buona condotta e che non sono ritenuti pericolosi, concessi per consentire loro di trascorrere brevi periodi con i familiari in occasione di festività o eventi particolari. Come ricordano gli esperti di diritto penitenziario, tali permessi non sono automatici, ma mirano a favorire il graduale reinserimento nella società e il mantenimento di legami affettivi con il mondo esterno.
Secondo quanto riferito, Turetta potrà inoltre chiedere e ottenere la liberazione condizionale – ossia la parte finale della pena in libertà vigilata – soltanto dopo aver scontato 26 anni di detenzione, quando avrà 48 anni. È prevista anche la possibilità di un anticipo dopo 21 anni di pena, grazie alla liberazione anticipata, sempre subordinata a una condotta carceraria esemplare.
Sul fronte giudiziario resta da capire se la Procura generale di Venezia deciderà di impugnare la sentenza. Nonostante la rinuncia di Turetta, i legali della famiglia Cecchettin insistono perché il processo d’appello venga celebrato. Chiedono che vengano riconosciute anche le aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse in primo grado. Un riconoscimento che, spiegano, avrebbe “un enorme valore simbolico in un momento dove il dibattito sulle violenze alle donne è particolarmente sentito”.