Vaticano, Leone XIV pubblica la sua prima esortazione apostolica: "Dilexi te", iniziata da Papa Francesco sull'"amore verso i poveri"
Nel documento, il pontefice denuncia con forza le gravi carenze della società contemporanea nel contrastare le cause strutturali della povertà. Parla senza mezzi termini della “dittatura dell’economia che uccide” e della “cultura dello scarto”, concetti già espressi a più riprese da papa Francesco
Ha raccolto il testimone di papa Francesco, portando a compimento un lavoro che il suo predecessore aveva avviato negli ultimi mesi della sua vita. Papa Leone XIV ha scelto di intitolare la sua prima esortazione apostolica “Dilexi te, ti ho amato”, utilizzando proprio il titolo che Jorge Mario Bergoglio aveva pensato per un testo dedicato alla cura della Chiesa verso i poveri. Un’eredità spirituale e pastorale che Leone ha fatto sua, come racconta nell’introduzione al documento, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Durante il periodo di riposo estivo trascorso a Castel Gandolfo, Leone – al secolo Robert Prevost – ha raccolto tutti i materiali lasciati da Francesco e ha deciso di portarli a compimento, dando vita al suo primo scritto magisteriale. Il cuore dell’esortazione è l’amore di Cristo per i poveri, declinato in diverse dimensioni: l’attenzione ai malati, la lotta contro ogni forma di schiavitù moderna, la difesa delle donne vittime di violenza, il diritto all’istruzione, l’accompagnamento ai migranti.
Vaticano, Leone XIV pubblica la sua prima esortazione apostolica: "Dilexi te", iniziata da Papa Francesco sull'"amore verso i poveri"
Nel documento, il pontefice denuncia con forza le gravi carenze della società contemporanea nel contrastare le cause strutturali della povertà. Parla senza mezzi termini della “dittatura dell’economia che uccide” e della “cultura dello scarto”, concetti già espressi a più riprese da papa Francesco, sottolineando come milioni di persone muoiano di fame o siano costrette a vivere in condizioni disumane. Leone critica duramente anche le teorie economiche che si affidano alla presunta efficacia risolutiva del libero mercato: “stigmatizza i criteri pseudoscientifici per cui sarà la libertà del mercato a portare alla soluzione del problema della povertà”. Ciò che il Papa chiede è molto più radicale: una vera e propria trasformazione di mentalità.
Ampio spazio è dedicato al tema delle migrazioni, uno dei punti centrali anche del magistero di Bergoglio. “Dove il mondo vede minacce lei vede figli, dove si costruiscono muri lei costruisce ponti. In ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità”, scrive Leone, richiamando l’immagine di una Chiesa “madre” che cammina insieme a chi è costretto a lasciare la propria terra.
Lo sguardo del Pontefice si posa anche sull’attualità, in particolare sulla condizione femminile: “Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di maltrattamento e violenza, spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti”, denuncia con parole che invitano a non restare indifferenti.
Infine, l’esortazione si conclude con un forte appello rivolto a tutti i cristiani: “Non rinunciamo all’elemosina, gesto spesso disprezzato e ridicolizzato. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare dai poveri. Facciamo sentire – conclude Leone – una voce che svegli, che denunci, che si esponga, anche a costo di sembrare degli stupidi”. Un invito chiaro, che richiama la radicalità del Vangelo e la missione profetica della Chiesa.