FdI contro velo integrale, ok a progetto di legge per vietarlo in luoghi pubblici, Kelany: “Contrastare nascita enclave con legge sharia”
"Serve a contrastare la nascita di enclave, contro-società in cui si applica la legge sharitica e non l'ordinamento italiano, e dove prolifica il fondamentalismo islamico", ha spiegato la deputata di FdI Sara Kelany, prima firmataria della proposta insieme al capogruppo Galeazzo Bignami e a Francesco Filini
Fratelli d’Italia presenta alla Camera un progetto di legge che punta a introdurre nuove norme “contro il separatismo”. Tra le misure principali figurano il divieto del velo integrale in tutti i luoghi pubblici, la regolamentazione dei finanziamenti alle moschee e l’inasprimento delle pene per il reato di induzione al matrimonio mediante inganno. Obiettivo dichiarato, come spiegato dalla deputata FdI Sara Kelany, prevenire la formazione di “enclave” in cui si applichi la legge islamica al posto dell’ordinamento italiano.
FdI contro velo integrale, ok a progetto di legge per vietarlo in luoghi pubblici, Kelany: “Contrastare nascita enclave con legge sharia”
"Serve a contrastare la nascita di enclave, contro-società in cui si applica la legge sharitica e non l'ordinamento italiano, e dove prolifica il fondamentalismo islamico", ha spiegato la deputata di FdI Sara Kelany, prima firmataria della proposta insieme al capogruppo Galeazzo Bignami e a Francesco Filini. Come ha rimarcato quest’ultimo, la legge tocca "uno dei capisaldi dell'azione politica di FdI: l'Italia è accogliente e tollerante, ma difendiamo con le unghie e i denti i principi della libertà culturale e religiosa".
L’iniziativa legislativa, presentata alla Camera con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, è composta da 5 articoli. Il più "discusso" è il quinto, che stabilisce il divieto di indossare il velo integrale: “È vietato l'uso di indumenti - recita l'articolo 5 - che coprano il volto delle persone, di maschere o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luoghi pubblici, aperti al pubblico, luoghi di istruzione di qualunque ordine e grado, università, esercizi commerciali e uffici”. Le sanzioni previste vanno da 300 a 3.000 euro.
"Questa norma - ha spiegato Kelany - affronta due necessità: quella di sicurezza dei cittadini che devono poter sapere con chi hanno a che fare; e quella di non mortificare la dignità delle donne, perché cancellare il volto della donna vuol dire mortificarne la dignità".
Bignami ha sottolineato la complessità della parte relativa ai finanziamenti per i luoghi di culto, su cui “si dovrà concentrare lo sforzo, anche attuativo del legislatore”. La proposta, infatti, introduce norme per tracciare la provenienza dei fondi destinati agli edifici religiosi, con l’obiettivo di garantire “trasparenza e conformità all’ordinamento dello Stato” e di evitare che arrivino da soggetti “con fini contrari all’ordine pubblico”.
Il testo prevede inoltre l’obbligo di comunicare al Ministero dell’Interno tutti i finanziamenti provenienti dall’estero. Una misura che, come ha spiegato Delmastro, è necessaria “perché è di tutta evidenza che dietro i finanziamenti di alcune moschee, al di là del problema delle moschee abusive, si possa nascondere un soft power esercitato da associazioni, enti e parti terze con altre finalità”.
Sul fronte della tutela delle donne, il disegno di legge inasprisce le pene per il reato di induzione al matrimonio mediante inganno, portandole da due a sette anni (anziché da uno a cinque). “È una soluzione - ha detto Kelany - per contrastare al meglio il fenomeno dei matrimoni combinati, che spesso ledono i diritti di persone minorenni o comunque molto fragili”.
Viene introdotta anche una pena da 4 a 10 anni di reclusione per chi costringe qualcuno a contrarre matrimonio, anche all’estero, “con violenza o minaccia o facendo leva su precetti religiosi ovvero sfruttando una situazione di vulnerabilità”. La pena aumenta se la vittima è minorenne.
Il provvedimento inserisce infine due nuove fattispecie penali – punite con il carcere da due a cinque anni – riguardanti l’esame e il certificato di verginità, salvo motivi medici. Fratelli d’Italia propone anche di ampliare il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione religiosa, prevedendo sanzioni per “chi propaganda idee fondate su superiorità e odio di natura religiosa” e consentendo al Prefetto di chiudere temporaneamente i luoghi di culto in cui si tengano tali attività.