Roma, indagato gestore di Caffè Greco per aver spostato 300 beni in "locali di sua proprietà", Pellegrini: "Agito per sicurezza, ricorrerò a riesame"

In attesa dello sfratto, i Carabinieri del nucleo tutela patrimonio sono intervenuti sequestrando circa 300 beni che erano stati spostati in un deposito di Carlo Pellegrini "senza comunicazione né autorizzazione". Il gestore si difende: "C'erano problemi all'impianto elettrico, un eventuale incendio avrebbero potuto mettere in pericolo il patrimonio"

Carlo Pellegriniamministratore nonché gestore, insieme alla moglie, dello storico Caffè Greco di via dei Condotti è ora indagato per aver rimosso beni mobili dal locale portandoseli "in locali nella sua disponibilità a Roma". È quanto si apprende dal decreto di sequestro preventivo emesso dopo che alcuni accertamenti dei carabinieri del Tpc (Tutela Patrimonio Culturale) hanno evidenziato come l'affittuario dell'immobile avesse portato tali beni in un deposito senza alcuna autorizzazione.

Roma, indagato gestore di Caffè Greco per aver spostato 300 beni in "locali di sua proprietà", Pellegrini: "Agito per sicurezza, ricorrerò a riesame"

A quanto emerge infatti, l'inestimabile tesoro posto tra le mura dello storico Caffè Greco di Roma, prossimo allo sfratto il 26 novembre, era stato rimosso "senza l'autorizzazione prescritta", e depositato "in locali" di proprietà del gestore, Carlo Pellegrini, "a Roma, in via della Mercede e in via Otranto". Si tratta di circa 300 beni mobili, tra quadri, statue, mobili, reperti e oggetti di antiquariato di alto valore nonché simbolo della Roma settecentesca, di cui Pellegrini si sarebbe impossessato trasferendoli senza comunicazione presso un suo deposito. Nella mattinata di oggi, 23 settembre, i militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma, con la collaborazione del personale della Soprintendenza Speciale Abap, hanno dunque eseguito un decreto di sequestro emesso dal gip Paolo Scotto di Luzio su richiesta dei magistrati della Procura di Roma. "In sede di ispezione - recita il decreto - funzionari del ministero hanno riscontrato che gli arredi, i quadri, le suppellettili, già presenti all’interno dello storico locale erano stati trasferiti senza alcuna comunicazione preventiva né autorizzazione nei due locali di proprietà dell’indagato". Il gip ha così disposto il sequestro per impedire "la definitiva dispersione dei beni o che siano possibili attività ulteriori tali da vanificare gli effetti del vincolo posto sui beni". A Pellegrini infatti è stato contestato di aver posto "gli stessi beni al rischio di dispersione o distruzione, in violazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio".

I carabinieri hanno così posto i sigilli a numerosi beni che Pellegrini ha detto di aver spostato "per motivi di sicurezza: erano emersi problemi all'impianto elettrico. Gli ingegneri ci hanno segnalato criticità riguardo alla prevenzione incendi che avrebbero potuto mettere in pericolo i beni. Questi passaggi richiederebbero l'autorizzazione a meno che non ci sia un motivo di urgenza, che in questo caso c'era, e noi lo abbiamo comunicato". Carlo Pellegrini, ora indagato, si difende: "Faremo ricorso al Riesame". L'intervento dei carabinieri e della Soprintendenza ha ora permesso un nuovo censimento dei beni affinché siano custoditi in depositi sicuri in attesa che gli stessi tornino a pubblica fruizione.