Invecchiamento popolazione italiana, per l'Istat il 25% dei cittadini è over 65, e la famiglia è la colonna portante del welfare mediterraneo
Ma pure il concetto di famiglia va sfaldandosi. E quindi si apre uno scenario in cui non è più chiaro chi si occuperà dei nostri vecchi tra qualche anno
Il Giornale d’Italia si è più volte occupato del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione italiana, con tutto quanto ne consegue. In base ai dati Istat, nel 2025 sulla Penisola risiedono 58,9 milioni di persone, di cui circa il 25% over 65 anni. Nel 2050 la percentuale salirà al 35%. La popolazione invecchia, e si tende a vivere di più (l’aspettativa di vita in Italia, tra le più alte in Europa, è di 83,4 anni).
Con l’invecchiamento si apre quindi la questione sul modello di welfare della società italiana: chi si occuperà degli anziani e in generale darà assistenza alle persone non autosufficienti?
Per ora la colonna portante di questo sistema è la famiglia, che svolge un ruolo cruciale nel funzionamento del modello di welfare mediterraneo. Infatti, come confermano i dati Inps elaborati dall’Osservatorio Domina, l’assistenza viene data da lavoratori domestici assunti dalle famiglie: in Italia, quindi, c’è una specie di colosso rappresentato da 900 mila famiglie che sono datori di lavoro domestico.
Analizzando i dati dei datori di lavoro per fascia d’età, circa il 37,9% ha almeno 80 anni, mentre il 28,5% ha meno di 60 anni. In linea generale si può ipotizzare che la fascia meno anziana sia caratterizzata prevalentemente da rapporti di colf o baby sitter, mentre la più anziana da rapporti di badante, anche se, è bene ricordarlo, non sempre il datore di lavoro coincide con il beneficiario della prestazione: è possibile, ad esempio, che il datore di lavoro di una badante sia il figlio di una persona anziana. Leggendo i dati Inps si possono poi osservare i casi in cui esiste un legame di parentela tra lavoratore e datore di lavoro domestico: sono 661 i casi in cui datore e lavoratore sono coniugati (nell’80% dei casi il lavoratore è donna) e oltre 17 mila i rapporti di lavoro in cui esiste un legame di parentela (fino al terzo grado), anche in questo caso con una prevalenza di donne tra i lavoratori (78,1%).
Ancora più frequente la situazione di convivenza tra lavoratori e datori di lavoro domestico. Si tratta infatti di oltre 213 mila rapporti di lavoro, pari a quasi un quarto del totale (23,6%). In termini assoluti, le regioni con più rapporti di lavoro in convivenza sono Lombardia, Emilia Romagna e Toscana mentre, per quanto riguarda l’incidenza sul totale datori, i valori massimi si registrano in Friuli Venezia Giulia (49,8%) e Trentino Alto Adige (52,0%), mentre i minimi in Sicilia (5,7%) e Sardegna (7,8%).
Infine, vi sono 1.587 persone giuridiche (e non fisiche) che figurano come datori di lavoro domestico, in lieve calo rispetto al 2023 (-2,8%). Di questi, il 40,3% si trova nel Centro; il Nord rappresenta il 33,4% e il Sud e Isole il 26,3 %.
Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, “dai i dati Inps forniti in esclusiva all’Osservatorio Domina emerge chiaramente il ruolo delle famiglie nel welfare italiano. Oltre 900 mila famiglie gestiscono lavoratrici e lavoratori domestici regolarmente assunti e contrattualizzati. Inoltre, non va dimenticato l’alto tasso di informalità (ovvero, di lavoratori in nero, ndr) che ancora caratterizza il settore. Considerando il ruolo sociale fondamentale per la tenuta del sistema di welfare, è importante riconoscere, valorizzare e supportare questo sforzo”. Cioè, la famiglia andrebbe maggiormente tutelata e incentivata come istituzione, considerando il suo ruolo fondamentale nel welfare e nell’assistenza di persone non più autosufficienti.
E invece, come già ribadito dal Giornale d’Italia, il concetto tradizionale di nucleo famigliare, ovvero di una casa nella quale vivono adulti e minori sotto lo stesso tetto, col tempo si è terribilmente rarefatto.
Secondo l’ultimo rapporto Auditel-Ipsos, infatti, quando noi diamo uno sguardo in Italia a una palazzina, a una fila di villette, a un grattacielo zeppo di appartamenti, dobbiamo essere consci che solo il 23% di quelle abitazioni è riempito da un nucleo famigliare con adulti e minori, ovvero con un papà, una mamma e qualche figlio che va ancora a scuola, all’asilo o al liceo, al parco o all’oratorio.
La fetta più ampia, ovvero il 36%, pari a 8,8 milioni di famiglie, è invece composta da nuclei composti esclusivamente da adulti (spesso un solo adulto), e la seconda comunità più rappresentata, pari al 27%, è invece quella dei nuclei famigliari (6,6 milioni) dove ci sono solo persone over 65 anni. Al terzo posto, appunto, le famiglie con bambini (23%, pari a 5,6 milioni di nuclei famigliari), e, infine, i 3,4 milioni di famiglie (14%) dove ci sono solo adulti che vivono con over 65.
Giusto per capire la tendenza, le famiglie composte solo da over 65enni sono cresciute in Italia di 540 mila unità dal 2019 al 2024, mentre i nuclei con figli minori, nello stesso periodo, sono diminuiti di 670 mila unità.
Quindi, ricapitolando, i nuclei famigliari in Italia sono composti, nella gran parte, da un adulto, massimo due; poi ci sono i nuclei famigliari in cui vivono solo persone anziane over 65 anni, che pesano più della famiglia classica, quella con figli minori, che troviamo solo al terzo posto. Insomma, cari cittadini italiani, stiamo terribilmente invecchiando.
Di Claudio Plazzotta