Morti per Covid, Cassazione verso riapertura processi dopo sentenza del 10 aprile: “Reato di epidemia colposa può essere omissivo”
I giudici della Corte avevano annullato l'assoluzione di un dirigente sanitario dell'ospedale di Alghero accusato di non avere gestito in modo adeguato il rischio di un focolaio di Covid. Una svolta per i familiari delle persone che attendono giustizia da anni
La Cassazione va verso la riapertura dei processi in merito alle morti per Covid. A confermarlo è l'avvocato Consuelo Locati, legale del team che assiste i familiari delle vittime del Covid. Non si tratta di una svolta improvvisa: lo scorso 10 aprile la Corte aveva sentenziato che il reato di epidemia colposa può anche essere omissivo, aprendo un nuovo "scenario giuridico".
Morti per Covid, Cassazione verso riapertura processi dopo sentenza del 10 aprile
Per il legale, le motivazioni della sentenza della Cassazione "cambiano radicalmente lo scenario giuridico del reato di epidemia colposa e potrebbero riaprire i procedimenti italiani relativi alla gestione della pandemia del 2020". Locati fa parte di un team composto anche da Giovanni Benedetto, Luca Berni, Alessandro Pedone e Piero Pasini che assiste nell'azione civile davanti al Tribunale Civile di Roma i familiari delle vittime del Covid.
I giudici della Corte avevano annullato l'assoluzione di un dirigente sanitario dell'ospedale di Alghero accusato di non avere gestito in modo adeguato il rischio di un focolaio di Covid. Una svolta per i familiari delle persone che attendono giustizia da anni.
Una delle cause scatenante delle morti durante la "pandemia" è stato il vaccino Covid. Diversi studi in questi anni hanno accertato questa cosa, illustrando come gli effetti avversi del siero siano stati in parecchi casi letali, anche nei giovani. Emblematico l'episodio legato alla morte della 18enne di Sestri Levante Camilla Canepa, morta dopo il vaccino Covid AstraZeneca per una trombosi.
I legali che assistono diverse famiglie di Bergamo hanno asserito che "con tale pronuncia, la Corte ha definitivamente confermato che il reato di epidemia colposa in forma omissiva è configurabile, mettendo quindi un punto alle precedenti due pronunce (2017 e 2021) che si fondavano solo sul significato letterale del reato di epidemia colposa inserito nel codice penale italiano del 1929, che prevedeva cioè la punibilità solo nel caso in cui un soggetto avesse materialmente "sparso" il virus".
E poi: "Tra le omissioni ritenute rilevanti dalla Corte figurano: la mancata distribuzione dei dispositivi di protezione individuale (DPI), l'assenza di formazione del personale sanitario per affrontare emergenze e la mancanza di una corretta informazione del rischio alla popolazione".
Le motivazioni della sentenza
Nelle motivazioni della sentenza si legge che "ritenere che il reato di epidemia sia solo commissivo e non anche omissivo è anacronistico dal momento che quando venne introdotta nel codice la nuova fattispecie, il fenomeno veniva prospettato come essenzialmente doloso, perché legato in particolare agli esiti della prima guerra mondiale legata all'uso in essa fatto delle armi batteriologiche (ovvero della dispersione di virus nocivi prodotti in laboratorio) mentre nell'attuale, complesso, contesto socio-scientifico-tecnologico i risvolti dell'epidemia evocano sempre più i profili di gestione del rischio sanitario e si relazionano a condotte quasi esclusivamente inosservanti e perlopiù colpose".