A cosa servono i filosofi? Cacciari ci risponde partendo dalla guerra in Ucraina e dalla creazione del Nemico assoluto, meditate gente…
Come non essere d’accordo? “Le guerre si stanno conducendo in modo tale da rendere impossibile ogni pace che sia qualcosa di più di un armistizio, della continuazione della guerra in forme nascoste”
Perché studiare i classici? Perché latino, greco…? Perché studiare filosofia? Soprattutto nel tempo delle scelte scolastiche e universitarie queste domande sono frequenti in famiglia. Nel mondo degli adulti, nulla. Come se quelle domande fossero meno attuali se non addirittura inutili: a che serve la filosofia in un mondo iper tecnologico e dominato dalla intelligenza artificiale? Serve. Serve come una puntura di spillo che ci stimola. Ieri, sulla Stampa, Massimo Cacciari ce ne ha dato ancora una volta prova con un articolo che dovrebbe mettere in moto il sistema nervoso di una classe politica indolenzita. Lo ha fatto partendo da un tema difficile, la guerra, per inviare le classi dirigenti ad una prova di maturità “eccezionale”: Eccezionale non nel senso inflazionato del parlare comune dove tutto è superlativo assoluto; eccezionale nel senso di saper andare oltre quel che appare. Massimo Cacciari ci sfida fin dalle prime battute: “L'Europa sta avvelenando i suoi pozzi. Come è possibile non vederlo oltre gli orrori della cronaca quotidiana? Le guerre si stanno conducendo in modo tale da rendere impossibile ogni pace che sia qualcosa di più di un armistizio, della continuazione della guerra in forme nascoste. Le guerre si stanno conducendo e vengono così narrate perché l'odio continui oltre ogni trattato. Se conduco la guerra contro il Nemico assoluto, questi resterà per forza tale anche se sarò costretto dalle circostanze a firmare con lui un patto o a fingere di stringergli la mano”.
Come non essere d’accordo? “Le guerre si stanno conducendo in modo tale da rendere impossibile ogni pace che sia qualcosa di più di un armistizio, della continuazione della guerra in forme nascoste”. Le classi politiche possono anche non ammetterlo (qualora lo ammettessero dovrebbero altresì ammettere il loro fallimento), così pure l’informazione nella sua generalità di narrazione. Eppure è sul campo di battaglia che la previsione di Cacciari si materializza: a cosa serve uscire dalla Convenzione di Ottawa sul divieto di produzione e di utilizzo delle mine antiuomo, se non a fissare nella maniera più meschina e tragica linee di confine che diventano off limits per amici e nemici? Uscire da quella Convenzione (come hanno fatto Ucraina, Polonia, Finlandia e i paesi baltici) significa aver già fatto il pieno di queste mine, significa che qualcuno te le ha già vendute e tu sei pronto a rispondere con la stessa logica. Piazzare mine lungo delle linee coincide col ridisegnare in qualche modo i confini. Chi avrebbe dovuto dire a Kiev di non farlo? L’America? No, è già fuori da quella Convenzione come lo sono la Russia, la Cina, Israele, l’Iran… L’Europa? No, perché dentro la convinzione “a brigante, brigante e mezzo”.
Non se ne esce. E non se ne uscirà. L’Europa ne ha fatto una questione “morale” rispetto alla Russia, che è il Nemico. “Se conduco la guerra contro il Nemico assoluto - riflette Cacciari - questi resterà per forza tale anche se sarò costretto dalle circostanze a firmare con lui un patto o a fingere di stringergli la mano”. Il Nemico. In questo avvitamento dove l’Europa si arma come mai prima, dove la Francia e la Gran Bretagna ricordano il loro status di potenze nucleari, il punto terminale si perde. Dopo le mine antiuomo, perché non l’utilizzo della bomba sporca? Il principio è lo stesso: la “bomba sporca" non è un’arma nucleare vera e propria, tant’è che non assolve al disumano compito delle distruzione di massa, ma non per questo è meno mefistofelica nel senso che combinando esplosivi convenzionali con materiale radioattivo provoca la contaminazione radioattiva di un'area, causando danni a lungo termine alla salute e all'ambiente.
Cacciari, nel suo saggio pubblicato sulla Stampa di ieri, richiama le parole sia di Giovanni Gentile che di Benedetto Croce davanti alla prima Grande Guerra: “Se la guerra viene condotta contro il Male, se l'avversario ne è l'incarnazione da annientare e basta, essa diverrà per forza la guerra dei "bestioni", espressione di perfetta barbarie”. Il filosofo veneziano, in un’altra impennata di filosofia della politica, riprende Livio per fare il controcanto alla Meloni del se vuoi la pace preparati alla guerra.
“Iustum bellum quibus necessarium, così Livio. Sì, questo è linguaggio romano, gentile Presidente(ssa). E lasci perdere, per carità, "si vis pacem para bellum", i romani, ahi noi, amavano fare le guerre e chiamavano pace la loro vittoria. In che altro modo giustificare la guerra se non perché non possiamo che ritenerla necessaria? Questa sola è la guerra che è vera, ultima ratio della politica. Altrimenti essa non è che il fallimento dell'azione politica, la sua dichiarazione di impotenza e di irrazionalità. Non vi è La Guerra, ma tante diverse forme di guerra, tra eserciti regolari oppure, come sempre più avviene, condotta attraverso azioni terroristiche, ma è guerra anche quella che stressa l'avversario per mezzo della competizione economica e tecnologica, e sempre tutte si accompagnano a fattori mitico-ideologici. Quale è, tuttavia, la sola che il vero politico potrebbe definire necessaria?”.
Dunque, Cacciari domanda: “È necessaria la guerra con la Russia? O non sarebbe stato piuttosto necessario richiedere contestualmente, al momento stesso dell'invasione, l'immediato ritiro, da un lato, e la ripresa dei negoziati al più alto livello attorno agli stracciati (da chi?) accordi di Minsk, dall'altro? Come è possibile continuare per anni una narrazione totalmente fasulla sulla possibilità di una vittoria militare, sul campo, dell'Ucraina contro la Russia? Una simile vittoria implica l'impegno militare esplicito e in prima persona dell'Occidente. E cioè degli Stati Uniti. Ovvero, la dichiarazione di una Grande Guerra Necessaria. E ora si dà l'increscioso caso che il soggetto principale, l'America (l'Occidente è americano da quasi un secolo) dichiari esplicitamente che tale Guerra non è oggi per lei affatto necessaria (…). Necessaria oggi per gli Stati Uniti appare l'egemonia militare israeliana in Medio Oriente, la eliminazione anche della più remota possibilità di uno Stato palestinese, e, con l'implicita accondiscendenza moscovita, l'interruzione sine die del programma nucleare iraniano (…)”. Infine rispetto alle dichiarazioni della rappresentante dell’Onu, Francesca Albanese: “È evidente che i diritti umani vengono difesi e chi li offende subisce sanzioni quando si tratta della Russia, mentre non esistono per donne e bambini di nazioni senza esercito e senza alcuna possibilità di "fare la guerra se vuoi la pace". Ecco che significa avvelenare i pozzi. I comportamenti dell'Occidente stanno avvelenando i pozzi del nostro spirito, rendendoci indifferenti con incredibile rapidità a ogni ingiustizia, a ogni sopruso”. Meditiamoci.
Di Gianluigi Paragone