“Dal 23 giugno al 2 luglio più di 2300 morti, di cui 1500 per caldo estremo: a Milano 499 le vittime” – lo STUDIO dell’Imperial College di Londra

Se Milano guida per numero assoluto di morti, Madrid è la città con il più alto tasso relativo: il 90% dei decessi sarebbe collegato direttamente al cambiamento climatico

Tra il 23 giugno e il 2 luglio, in 12 città europee si sono registrati oltre 2300 decessi: secondo uno studio preliminare condotto dall’Imperial College di Londra e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, ben 1500 sarebbero “attribuibili alle conseguenze della crisi del clima”. Tra le città analizzate, Milano detiene in termini assoluti: 499 le vittime, 317 delle quali – spiegano i ricercatori – “non ci sarebbero state senza l’impatto del climate change”.

“Dal 23 giugno al 2 luglio più di 2300 morti, di cui 1500 per caldo estremo: a Milano 499 le vittime” – lo STUDIO dell’Imperial College di Londra

Lo studio, presentato il 2 luglio ma non ancora sottoposto a peer review, si distingue per rapidità: appena una settimana per analizzare i dati raccolti durante l’ondata di caldo che ha colpito l’Europa tra fine giugno e inizio luglio. Un lavoro che, pur con le dovute cautele scientifiche, mira a fornire una stima immediata dell’impatto del cambiamento climatico sulle vite umane. Tra le città coinvolte figurano anche Roma e Sassari, insieme a capitali europee come Parigi, Londra, Madrid, Atene, Budapest e Lisbona.

In Italia, l’emergenza ha assunto tratti particolarmente drammatici: “Tre o quattro gradi in più sopra la media, come avvenuto nei giorni passati, possono uccidere”, ha dichiarato Garyfallos Konstantinoudis del Grantham Institute dell’Imperial College. Il calore – spiegano gli esperti – diventa letale soprattutto per le persone affette da patologie croniche, come disturbi cardiovascolari o broncopneumopatie. Ma a cambiare, oggi, è lo “scostamento dalle tendenze storiche”, che permette di attribuire un numero crescente di decessi all’effetto delle emissioni di gas serra.

Il metodo di attribuzione, come chiariscono gli stessi studiosi, si basa su un ragionamento logico e statistico, elaborato da dataset incrociati. Non si tratta dunque di diagnosi cliniche puntuali (come il “colpo di calore”), ma di stime che indicano una correlazione sempre più solida tra caldo estremo e mortalità. “Morti che non ci sarebbero state senza l’impatto del climate change”, ha sottolineato Friederike Otto, professoressa di Scienza del clima presso il Centre for Environmental Policy dell’Imperial College.

Se Milano guida per numero assoluto di morti, Madrid è la città con il più alto tasso relativo: il 90% dei decessi sarebbe collegato direttamente al cambiamento climatico. Seguono Barcellona (84%) e, a ruota, la media delle città europee prese in esame (65%). La città meneghina si colloca in questa fascia.

La ricerca si chiude con una riflessione tanto chiara quanto inquietante: le morti da caldo estremo “sono più numerose di quelle provocate da recenti disastri climatici, come le inondazioni di Valencia del 2024 (224 morti) o quelle nel nord-ovest dell’Europa del 2021 (243 morti)”. Eppure, osservano i ricercatori, questo tipo di tragedia continua a passare sotto silenzio: i decessi finiscono spesso nelle brevi di cronaca, derubricati a curiosità stagionali.

Eppure “uccidono, e lo fanno in silenzio”, colpendo con maggior forza gli anziani, i fragili, i lavoratori all’aperto e i ceti sociali più vulnerabili. Una strage lenta, in parte invisibile, che si consuma nelle corsie d’ospedale e nelle case senza condizionatore. E che, sommata agli effetti dell’inquinamento atmosferico – “Milano, causa posizione geografica, ne sa qualcosa” – peggiora ulteriormente un quadro già allarmante.