Collasso insegna Generali Milano, presidente ordine ingegneri Penati: “Caldo estremo ha contribuito a cedimento”, ma indagine per crollo colposo
A Milano la procura aprirà un'inchiesta con l'ipotesi di reato di crollo di costruzioni nella fattispecie colposa in merito al collasso dell'insegna
Il cedimento parziale dell’insegna posta sulla sommità della Torre Hadid di Milano, sede del Gruppo Generali, ha scatenato un’ondata di interrogativi tra tecnici e istituzioni. Mentre la procura apre un fascicolo per crollo colposo, la presidente dell’ordine degli ingegneri di Milano Carlotta Penati individua nel caldo estremo la possibile concausa dell’incidente.
Collasso insegna Generali Milano, presidente ordine ingegneri Penati: “Caldo estremo ha contribuito a cedimento”, ma indagine per crollo colposo
L’inclinazione e il successivo distacco parziale di una delle 2 insegne alte circa 15 metri installate in cima alla Torre Hadid — uno degli edifici simbolo del nuovo skyline milanese — ha fortunatamente provocato solo danni materiali, ma l’evento non è passato inosservato. “Premesso che, al momento, nessuno può avere la presunzione di conoscere con certezza le cause che hanno determinato il distacco parziale di una delle due insegne alte circa 15 metri e collocate sulla sommità della Torre Hadid a Milano, è opportuno ricordare che in ogni evento complesso le cause possono essere molteplici, interconnesse e non immediatamente evidenti”, chiarisce Penati. L’episodio, avvenuto a 192 metri d’altezza, ha riaperto il dibattito sulla tenuta strutturale di edifici e infrastrutture sottoposti a temperature anomale e sempre più frequenti.
“Tra le ipotesi al vaglio, non può essere escluso che le alte temperature abbiano contribuito al cedimento”, conferma la presidente, sottolineando come “proprio da questo spunto nasce una riflessione necessaria: il caldo estremo rappresenta oggi un fattore di vulnerabilità strutturale crescente. È urgente prenderne atto in modo sistematico e consapevole”.
Le parole della numero uno dell’Ordine arrivano mentre l’Italia affronta un’ondata di calore eccezionale, che ha portato le temperature ben oltre i 38 gradi in diverse città, Milano compresa. Non si tratta di un’allerta passeggera: “La risposta è sì. Non si tratta di un'ipotesi teorica, ma di una realtà documentata da dati concreti, casi reali e dai principi della fisica dei materiali e dell'ingegneria strutturale”.
Le strutture edilizie — sottolinea Penati — reagiscono fisicamente all’aumento di temperatura. “Ogni materiale impiegato in edilizia – acciaio, calcestruzzo, vetro, materiali plastici – subisce dilatazioni termiche all'aumentare della temperatura. In fase progettuale, tali fenomeni vengono normalmente gestiti attraverso giunti di dilatazione e dispositivi compensativi. Tuttavia, quando si verificano condizioni di caldo estremo prolungato, o in presenza di scarsa manutenzione, errori costruttivi o degrado dei materiali, le sollecitazioni interne possono superare le soglie di sicurezza, generando spostamenti anomali, torsioni, perdite di ancoraggio, distacchi parziali o, nei casi più gravi, cedimenti strutturali”.
Un rischio che aumenta nei cosiddetti “edifici complessi o datati”, già soggetti a condizioni critiche come corrosione, umidità o sovraccarichi. L’invito della presidente è netto: “Il cambiamento climatico in atto impone una revisione profonda dei criteri progettuali e delle strategie di monitoraggio”.
“Le strutture maggiormente esposte agli effetti del calore sono ponti e viadotti, soprattutto quelli in acciaio o in acciaio-calcestruzzo; binari ferroviari, soggetti a instabilità e deformazioni lineari; grattacieli e facciate continue, in particolare con rivestimenti in vetro e metallo, molto sensibili alla dilatazione; aeroporti e stazioni, con coperture leggere o superfici riflettenti; impianti industriali, oleodotti, centrali elettriche, dove le tubazioni esposte al sole possono deformarsi o guastarsi”, prosegue Penati.
Non solo infrastrutture permanenti: anche le strutture temporanee e mobili non sono esenti dai pericoli legati al caldo record. “Certo, anche le strutture mobili e temporanee, come giostre, ruote panoramiche, torri rotanti, tensostrutture o palchi da concerto, sono soggette a pericolose dilatazioni termiche. I principali rischi includono la perdita di allineamento meccanico; le deformazioni localizzate su colonne, giunti e piattaforme; il cedimento degli appoggi, soprattutto su superfici surriscaldate come asfalto o cemento; i guasti nei fissaggi, nelle bullonature o nelle saldature sottoposte a stress termico”.
Per affrontare questi rischi, servono standard più elevati e misure preventive: controlli tecnici aggiuntivi durante il montaggio, verifiche mirate nei giorni più caldi, installazione di sensori di temperatura nei punti critici. Alcuni modelli di riferimento esistono già all’estero: “In contesti climatici particolarmente caldi – come India, Medio Oriente o Arizona – questi problemi sono già affrontati con l'utilizzo di materiali termo-resistenti e con l'impiego di sistemi di monitoraggio in tempo reale. Anche in Italia molti viadotti e ponti sono costantemente monitorati, è per esempio il caso delle nostre tangenziali milanesi”.
Nel frattempo, a Milano, la procura aprirà un'inchiesta con l'ipotesi di reato di crollo di costruzioni nella fattispecie colposa in merito al collasso dell'insegna.