Giappone, condanna a morte per il “killer di twitter” Takahiro Shiraishi, uccise 9 persone adescate sui social, prima esecuzione dal 2022
Il 34enne giapponese è divenuto celebre per la scelta delle sue vittime. Shiraishi cercava su Twitter persone che esprimevano pensieri suicidi, le adescava e le uccideva con il pretesto di aiutarle a morire. È la prima condanna a morte eseguita dal Giappone dal 2022
È stato giustiziato in Giappone Takahiro Shiraishi, ribattezzato dai media di tutto il mondo come il "killer di Twitter". Il 34enne è stato arrestato nell'ottobre del 2017 a Zama, città a circa 50 chilometri da Tokyo, in seguito alla scoperta, da parte della polizia nipponica, di nove cadaveri nel suo appartamento. Quella di Shiraishi è la prima condanna a morte eseguita dall'attuale governo di Shigeru Ishiba ed è anche la prima in assoluto dal 2022.
Giappone, condanna a morte per il “killer di twitter” Takahiro Shiraishi, uccise 9 persone adescate sui social, prima esecuzione dal 2022
Venerdì 27 giugno è stata eseguita in Giappone la condanna a morte per impiccagione del 34enne Takahiro Shiraishi, soprannominato "killer di Twitter". Secondo le sentenze dei tribunali nipponici, l'uomo avrebbe contattato, fra l'agosto e l'ottobre del 2017, diverse persone sui social network, soprattutto su Twitter. Il filo rosso che legava tutti i suoi bersagli era la loro esplicita depressione e la volontà di farla finita, che spesso scrivevano su Internet.
Otto di queste persone contattate da Shiraishi sono poi state da lui adescate con la scusa di "aiutarle a morire". La bio del suo profilo Twitter recitava infatti: "Sono qui per le persone che soffrono davvero, contattami con un messaggio diretto". Una volta lanciata l'esca, il killer le invitava a presentarsi presso il suo appartamento di Zama. Qui, lui le drogava, violentava e poi le soffocava. Infine, smembrava i corpi e ne conservava diverse parti in contenitori refrigerati o dentro delle scatole.
Gli agenti che hanno per primi perlustrato l'abitazione di Shiraishi hanno trovato i resti di nove persone in totale: otto donne e un uomo, tutti fra i 15 e i 26 anni. Tutti erano stati adescati sui social, tranne una vittima, che l'uomo aveva conosciuto in un parco vicino casa.
Il giovane è stato condannato a morte nel 2020 per omicidio aggravato, in quanto egli stesso aveva dichiarato, durante il processo: "Ho ucciso per motivi economici e per soddisfare i miei desideri sessuali, senza alcun consenso".