Festa della Repubblica, Guglielmo Giovanelli Marconi al GdI: “2 e 3 giugno evento storico, ma senza Monarchia l’Italia non sarebbe mai nata”

Intervistato dal Giornale d'Italia, Gugliemo Giovanelli Marconi ha raccontato la storia del 2 giugno, sottolinenando l'importanza del voto delle donne e del ruolo della Monarchia

In un’intervista rilasciata al Giornale d’Italia, Guglielmo Giovanelli Marconi, docente universitario dell’UniMarconi, Università Guglielmo Marconi di Roma, ha raccontato la storia del 2 giugno, oggi Festa della Repubblica Italiana. Per il Dottor Giovanelli Marconi, “il 2 e il 3 giugno sono da considerare un evento storico, ma bisogna ricordare che senza la Monarchia l’Italia non sarebbe mai nata”.

Guglielmo Giovanelli Marconi al GdI: “2 e 3 giugno evento storico, ma senza Monarchia l’Italia non sarebbe mai nata”

Che significato storico ha il 2 giugno per l’identità nazionale italiana?

"Allora, io parlerei soprattutto di un gran evento storico, il 2 giugno, quando è stato, per la prima volta, ammesso il suffragio universale, sia per gli uomini che per le donne soprattutto. Cioè, fino al 2 e 3 giugno, ecco, vorrei essere un po' pignolo perchè tutti parlano di 2 giugno. In realtà, il voto per l'Assemblea Costituente e il referendum istituzionale, si è svolto per due giorni, 2 e 3 giugno. Quindi ci sono stati milioni di italiani che hanno votato anche il 3 giugno e questo viene spesso discriminato, perché appunto le votazioni furono due giorni, 2 e 3 giugno. E la cosa importante da dire è che fu ammesso per la prima volta nella storia dell'unità d'Italia - l'Italia si unificò, come noi sappiamo, come regno d'Italia nel 1861, il 17 marzo 1861 - il suffragio universale, mentre prima il voto era solo maschile. Invece, con il 2 giugno, vengono ammesse anche le donne a votare. Naturalmente va detto che il voto fu limitato da molte assenze, perché per esempio tutte le migliaia e migliaia di prigionieri di guerra italiani non poterono votare. Parlo delle migliaia di prigionieri militari italiani nei campi di prigionia in Russia, oppure le migliaia di prigionieri italiani nei campi di prigionia sotto gli inglesi in India e in Sudafrica. Però diciamo che la cosa positiva fu il suffragio universale, il voto esteso alle donne".

Quanto fu importante il primo voto delle donne in quel referendum?

"Fu un voto variegato con le donne. Le donne del meridione e del centro Italia votarono la maggior parte per la monarchia, perché erano donne legate, diciamo, a una cultura tradizionale, familiare. Le donne invece del nord Italia, alcune delle quali erano state partigiane e avevano combattuto, votarono invece per la Repubblica".

Quali furono le forze politiche e sociali determinanti per l’esito del referendum del 2-3 giugno?

"In realtà il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica non avvenne il 2-3 giugno, avvenne il 13 giugno. Infatti la Repubblica italiana nasce ufficialmente il 13 giugno, 10 giorni dopo. Precisamente quando, nella notte tra il 12 e il 13 giugno, l'allora Presidente del Consiglio dei Ministri, che si chiamava Alcide De Gasperi e guidava un governo di coalizione con le forze liberali, democristiane, socialiste, azioniste e comuniste, arrogò per sé i poteri di capo provvisorio dello Stato repubblicano. Ciò avvenne intorno a mezzanotte e un quarto questo del 13 giugno. Quindi, questo è il primo punto. Il secondo punto fu che diverse ore dopo, alle 15:30, sempre del 13 giugno, l'ultimo re d'Italia, il re Umberto II della casa Savoia, lasciò per l'ultima volta il Quirinale, che era la sede dei Savoia dal 1870 dalla presa di Roma da parte delle forze italiane, per recarsi in esilio. Quindi, il 13 giugno, per via di questi 2 eventi, quello di mezzanotte e un quarto di De Gasperi e quello delle 15.30, partenza dell'ultimo re Umberto II, si sancisce la nascita della Repubblica. Molte persone fanno un po' di confusione, pensano che il 2 giugno sia nata la Repubblica, in realtà anche il 3, ricordiamocelo, perché sembra che il 3 giugno non sia mai esistito. Però la nascita ufficiale, per essere pignoli, della Repubblica italiana, avvenne 10 giorni dopo, il 13".

Gli italiani erano pronti ad affrontare quel referendum, a solo un anno dalla fine della guerra?

"Come avevo detto, gli italiani non tutti poterono votare, perché le migliaia di prigionieri, militari italiani, nei campi di prigionia in Russia e sotto gli inglesi in India e in Sudafrica erano impediti a votare e parliamo di diverse migliaia di persone. Pensiamo che gli ultimi militari italiani prigionieri in Russia tornarono solamente nel 1950, quindi ben 5 anni dopo la fine della guerra. Quelli, invece, prigionieri nei campi inglesi in India e in Sudafrica tornarono nel 1947, quindi ben un anno dopo il referendum e due anni dopo la fine della guerra. Quindi, preparati per quello che si poteva preparare in quel momento. Non c'era ancora un'informazione completa su tutto. Si fece, secondo me, quello che si poteva fare".

Oggi, a 79 anni da quel passaggio, ci sono italiani che potrebbero rimpiangere la scelta della Repubblica?

"Ma realisticamente è complicato l'accento. L'ultimo re d'Italia, Umberto II, fece un grande gesto. Scegliendo l'esilio evitò lo scoppio di un'altra guerra civile. Già c'era stata una guerra molto sanguinosa nel nord Italia tra i partigiani e le forze fasciste e tedesche. La permanenza a Roma del Re avrebbe creato un'altra guerra civile. Ricordiamoci che l'11 giugno a Napoli ci fu la rivolta di via Medina, quando un gruppo di monarchici erano contrariati dall'esito provvisorio del referendum e ci furono scontri con la polizia davanti al palazzo del Comune di Napoli. Ci furono una decina di corpi giovani che rimasero senza vita sulla strada. Quindi, a Umberto II va riconosciuto questo grande gesto di aver evitato, con il suo esilio, la guerra civile. Anche se lui per i partiti fece un 'proclama di protesta' dicendo che si sarebbe dovuto aspettare perlomeno la proclamazione della Suprema Corte del 18 giugno. Il 18 giugno era prevista la proclamazione della Suprema Corte e invece De Gasperi decise di anticipare i tempi e autoproclamarsi capo provvisorio dello Stato dopo la mezzanotte tra il 12 e il 13 giugno. Quindi, passati 79 anni, io sono d'accordo con quello che disse il Presidente del Senato Ignazio La Russa: uno può giudicare la storia come vuole ma non si può negare che senza l’aiuto fondamentale della monarchia, non ci sarebbe mai stata la riunificazione dell'Italia e l'Italia non sarebbe mai nata nel 1861. Ricordiamoci che eravamo divisi in venti Stati tra Principati, Granducati e Stato Pontificio".

Secondo lei oggi, nel 2025, il 2 giugno ha ancora un forte valore civico, soprattutto per i giovani?

"L'anno scorso c'è stato un rapporto dell'Ocse molto importante in cui ha detto che a livello di cultura storica i giovani italiani tra i 15 e i 20 anni sono i penultimi in Europa, quindi, non sanno quasi nulla di quello che avviene. Questo non lo dico io, ma è un rapporto dell'Ocse, un dato di fatto.m Sotto di noi ci sono solo i giovani maltesi. Non saprei rispondere, bisognerebbe chiederlo a loro".