Ragusa, rinviato a giudizio equipaggio Mare Jonio per favoreggiamento immigrazione clandestina, gup: “Profitto di €125mila sui migranti”
Il Gup del Tribunale, Claudio Schininnà, ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli imputati coinvolti nel caso Mare Jonio del settembre 2020
Rinviato a giudizio l’equipaggio della Mare Jonio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante di averne tratto profitto. Al centro del caso, il salvataggio di 27 migranti nel 2020 e un versamento da 125mila euro da parte della Maersk alla Idra Social Shipping.
Rinviato a giudizio equipaggio Mare Jonio per favoreggiamento immigrazione clandestina, gup: “Profitto di €125mila sui migranti”
Il Gup del Tribunale, Claudio Schininnà, ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli imputati coinvolti nel caso Mare Jonio. Al centro del procedimento, una vicenda che risale al settembre 2020: il trasbordo di 27 naufraghi dalla nave cargo danese Etienne Maersk alla nave della ONG Mediterranea Saving Humans, che li condusse a Pozzallo dopo quasi 40 giorni di stallo in mare.
L’accusa parla chiaro: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dal presunto profitto ottenuto. Oltre al comandante della nave Pietro Marrone, andranno a processo anche figure chiave dell’organizzazione: Alessandra Metz, legale rappresentante della società armatrice Idra Social Shipping, Giuseppe Caccia, vicepresidente del CdA e capo spedizione, e il noto attivista Luca Casarini, fondatore di Mediterranea. Con loro, tre membri dell’equipaggio: il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo Georgios Apostolopoulos.
Il nodo centrale dell’accusa è il pagamento di 125mila euro che la società armatrice della Etienne Maersk avrebbe versato, 2 mesi dopo l’operazione, alla Idra Social Shipping. Un trasferimento di denaro che, secondo la Procura, rappresenterebbe un ritorno economico derivato dall’attività di soccorso, configurando così l’aggravante prevista dall’articolo 12 del Testo Unico sull’immigrazione.
Immediata e veemente la reazione di Casarini, che ribalta la prospettiva. “Non ci faremo spaventare da nessuno”, ha dichiarato. “Sappiamo cosa abbiamo fatto: abbiamo salvato vite umane lasciate in balìa del mare per 38 giorni. Questo non è un processo contro di noi, ma contro l’omissione di soccorso da parte di chi doveva intervenire”.
Sulla stessa linea uno dei legali della difesa, l’avvocato Serena Romano: “In aula sentiremo anche i vertici della Maersk, che chiariranno come non ci sia stato alcun accordo economico. E porteremo i naufraghi a testimoniare. Questo è un processo ai soccorsi, non a chi li ha compiuti”.
Ma la magistratura sembra andare in tutt’altra direzione. La data della prima udienza è già fissata: il 21 ottobre, davanti al Tribunale di Ragusa.