Genova, negato il permesso premio all'uomo in carcere per aver ucciso il figlioletto della compagna

I giudici hanno ritenuto la richiesta di Antonio Rasero prematura, "perché continua a proclamarsi innocente". La difesa del broker: "Ricatto inaccettabile"

No al permesso premio per Antonio Rasero, che nel carcere di Marassi sta scontando la condanna definitiva per l’omicidio del piccolo Alessandro Mathas. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Genova dopo l’istanza che ha presentato il legale di Rasero. La richiesta era stata preliminarmente respinta dal magistrato, ma l’avvocato aveva presentato reclamo. A dire il no definitivo è stato un collegio composto da giudici ed esperti. “La circostanza che il condannato tenga attualmente un comportamento intramurario corretto e partecipativo alle attività interne all’istituto non appare sufficiente – scrive il tribunale – nell’attesa di più solide dimostrazioni dell’avvio di un significativo e sincero percorso riabilitativo e della maturazione di più cospicui elementi di meritevolezza”.

Il tribunale, nel rigettare la richiesta riporta del conclusioni della relazione del Got (l’equipe che si occupa dell’osservazione dei detenuti) secondo la quale “sono evidenziati nuovi elementi di riflessione da parte di Rasero rispetto al reato commesso e al suo coinvolgimento nella vicenda penale, ma […] persiste una ferma proclamazione di innocenza”. Quindi anche se Rasero “partecipa attivamente alle attività che gli vengono proposte, frequenta il quinto anno di scuola superiore; svolge inoltre attività lavorativa come addetto spesa all’interno del carcere dal novembre 2024” e “si pone in modo rispettoso e collaborativo” per il momento non può avere un permesso per passare una giornata con l’anziana madre, i due figli e l’ex compagna che lo va a trovare a Marassi. La decisione è stata criticata dalla difesa: “In sostanza lui è nei termini per fare questa richiesta e ha tutte le relazioni positive ma mancherebbe una revisione critica. Io ritengo che il tribunale di sorveglianza debba valutare il percorso carcerario e il suo è ottimo e l’accettazione della condanna. Sostenere che per accedere ai benefici debba ammettere una colpa che non sente sua rappresenta un ricatto inaccettabile”.

Il piccolo Alessandro era morto in un appartamento di Nervi la notte tra il 15 e 16 marzo 2010. L’appartamento era di proprietà di Rasero che con Caterina Mathas, mamma del piccolo, aveva una relazione. Quella notte secondo l’accusa, mentre la donna era uscita a cercare droga, il broker – probabilmente sotto l’effetto della cocaina secondo l'accusa – avrebbe ucciso il piccolo Ale perché piangeva. Rasero era stato condannato a 26 anni in primo grado dalla Corte d’assise di Genova, poi assolto in appello. La Cassazione aveva annullato l’assoluzione disponendo un nuovo processo a Milano dove Rasero è stato condannato nuovamente a 26 anni, sentenza poi diventata definitiva. Anche Caterina Mathas era stata processata per omicidio in concorso, ma il pm aveva chiesto l’assoluzione: l'imputata era stata poi condannata solo per abbandono di minore.