Strage di Erba, Corte di Cassazione chiude il caso: “No a revisione del processo”, ma i legali di Rosa e Olindo valutano ricorso a Corte Europea

Si chiude il caso che ipotizzava la revisione del processo sulla strage di Erba. Rosa e Olindo rimarranno in carcere condannati all’ergastolo. Ora i loro legali valutano ricorso alla Corte Europea

I Giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso presentato da Olindo Romano e Rosa Bazzi, per la riapertura del processo sulla strage di Erba per cui i due coniugi sono stati condannati all'ergastolo. Il processo, quindi, non verrà riaperto e i due coniugi resteranno in carcere. 

La Cassazione chiude il caso, Rosa e Olindo rimangono in carcere

I giudici supremi hanno sostanzialmente accolto la linea della Procura generale, che ha definito le nuove prove presentate dalla difesa come "mere e astratte congetture". Il procuratore generale Giulio Monferini ha ribadito che gli elementi addotti dai difensori "non possono in alcun modo smontare i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo, e cioè le dichiarazioni del sopravvissuto, le confessioni e le tracce ematiche".

La decisione della Cassazione arriva dopo il pronunciamento della Corte d’Appello di Brescia che, nel luglio scorso, aveva dichiarato inammissibile la richiesta di revisione della sentenza di condanna. Lo scorso 10 luglio, i giudici bresciani avevano respinto la riapertura del processo per la strage che costò la vita a Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni, la madre Paola Galli, 56, e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, 73 anni, unico sopravvissuto, rimase ferito e morì successivamente.

Uno dei punti centrali su cui la difesa ha basato la richiesta di revisione è stata proprio l’affidabilità della testimonianza di Frigerio. Secondo gli avvocati, il fumo dell’incendio appiccato dagli assassini avrebbe potuto alterarne la lucidità. Tuttavia, per la Corte d’Appello di Brescia, le sue dichiarazioni sono "pienamente attendibili". I magistrati hanno inoltre confermato la validità delle confessioni di Olindo e Rosa, nonostante la successiva ritrattazione, respingendo l’ipotesi della difesa secondo cui sarebbero state "ispirate" da pressioni investigative e dalla fragilità psicologica dei due imputati. Inoltre, non sono state considerate decisive le contestazioni sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini rinvenuta sulla Seat Arona di Olindo.

La Corte ha ritenuto che le prove presentate dalla difesa non fossero nuove e non comportassero il proscioglimento degli imputati. Anche l’ipotesi di una faida legata allo spaccio di droga, avanzata come possibile pista alternativa, è stata giudicata priva di riscontri. I giudici hanno inoltre escluso "qualsiasi complotto" ai danni dei due imputati volto alla fabbricazione di prove false.

Nel rigettare la revisione, i magistrati hanno anche citato l’intervento dell’ex sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser, che aveva promosso l’ipotesi di riaprire il processo. La Corte d’Appello ha giudicato tale iniziativa "prima ancora che carente sotto il profilo della novità della prova", inammissibile "per difetto di legittimazione del proponente".

"I fratelli Castagna sono convinti della colpevolezza di Olindo e Rosa. La Corte di Brescia ha analizzato in maniera corretta l’istanza di revisione: non c’era nulla di nuovo, nulla di decisivo", ha dichiarato l’avvocato di parte civile presente in Cassazione.

La risposta dei legali di Rosa e Olindo: “Valuteremo ricorso a Corte europea”

La difesa di Rosa e Olindo non si arrende e valuta ulteriori passi legali. "Valuteremo ricorso alla Corte Europea ma noi oggi ci attendevamo un annullamento da parte della Cassazione. Aspetteremo di leggere le motivazioni per poi decidere cosa fare. La strada del ricorso alla giustizia europea era già stata intrapresa per quanto riguarda la sentenza di merito, in questo caso la intraprenderemmo per la questione legata alla revisione", ha dichiarato l’avvocato Fabio Schembri, legale di Olindo e Rosa Bazzi.