Torino, Sara Cherici condannata a 16 anni per concorso morale in tentato omicidio, ai Murazzi restò a guardare gli amici lanciare una bici su un giovane

L’accusa aveva chiesto 12 anni, condannati a pene fino a 9 anni e sei mesi i responsabili del lancio

Il Tribunale di Torino ha condannato Sara Cherici a 16 anni di carcere per concorso morale in tentato omicidio, fu accusata di essere rimasta a guardare un gruppo di amici lanciare una bicicletta dall’alto della balaustra dei Murazzi del Po sul giovane studente di medicina Mauro Glorioso. La vittima riportò ferite gravissime.

Ieri la terza sezione penale del Tribunale di Torino presieduta da Immacolata Iadeluca ha deciso di condannare la giovane Sara a 16 anni di carcere, ovvero il massimo della pena prevista dal codice, quando l’accusa ne aveva chiesti 12. A Sara Cherici infatti sono state imputate anche le aggravanti dei futili e abbietti motivi e della minorata difesa che hanno portato al ferimento di Mauro Glorioso.

Sara Cherici condannata a 16 anni di carcere

Sara ha ascoltato in silenzio il verdetto della giudice e immediatamente ha avuto una crisi di panico. “Non è giusto, devo pagare. Ma non così”.

La ragazza infatti è quella che nel gruppo di adolescenti che si è reso protagonista del fatto ha ricevuto la pena più severa. In parte questo è dovuto al fatto che Sara è stata l’unica a non scegliere il rito abbreviato e ad optare per il dibattimento, proprio perché sicura di poter dimostrare ai giudici la propria innocenza.

I minorenni autori del lancio, tre ragazzi minorenni all’epoca dei fatti, sono stati condannati in via definitiva, con rito abbreviato, a pene comprese fra i 6 anni e 8 mesi e i 9 anni e 6 mesi il 21 novembre 2024. La Corte di Cassazione infatti aveva confermato la sentenza della Corte d’Appello di Torino e quella di primo grado: 9 anni e 9 mesi per un imputato, 9 anni e 4 mesi per un altro, 6 anni e 8 mesi per il terzo. Solo per uno di loro il processo d’appello si ripeterà a fine gennaio dopo l’annullamento della sentenza precedente da parte della Cassazione. Tutti i ragazzi, dopo il gesto, scapparono rifugiandosi in un distributore automatico di bevande, continuando la loro serata.

L’accusa ha esaminato i filmati di oltre 120 telecamere presenti nella zona, oltre alla versione dei testimoni, compresa quella determinante di un ragazzo che aveva dichiarato di aver visto Sara Cherici nelle immediate vicinanze del gruppo dei responsabili, il maggiorenne Victor Ulinici e i minorenni M.U. e F.G., all’epoca rispettivamente 17 e 15 anni, che hanno lanciato la bici sulla vittima.

Durante il processo l’altra ragazza presente, l’allora sedicenne D.T., aveva cercato di scagionare l’amica ritrattando la versione fornita agli inquirenti durante il suo processo, delle azioni per cui adesso rischia l’accusa di falsa testimonianza.

La pm: “Sono rimaste lì, rafforzando l’intento criminoso”

La pm Lisa Locci ha spiegato durante la requisitoria: “Le ragazze seguono l’azione nel suo integrale sviluppo. Potevano allontanarsi, dire “non fatelo”. Sono rimaste lì, rafforzando l’intento criminoso dei maschi”.

«Questo è un tentato omicidio peggiore della consumazione di un omicidio», ha proseguito il magistrato, ricordando all’aula il danno subito dallo studente di medicina, talmente gravi da non permettergli nemmeno di essere presente. «Le sue condizioni non gli permettono neanche di essere qui a deporre il proprio dolore per una vita che non è degna di essere chiamata così. Chiunque di noi preferirebbe essere morto».

Dopo la lettura del dispositivo Sara Cherici si è sentita male. "La sentenza – ha dichiarato l’avvocato della giovane - è estremamente dura e non rispecchia le convinzioni della difesa. Certo, il fatto ha avuto conseguenze terribili, ma la pena è sproporzionata. All'amica minorenne, che era insieme a lei e come lei non prese parte al lancio, sono stati inflitti poco più di sei anni".