Genova, procura scopre un tentativo di depistaggio dopo l'incidente in porto costato la vita al camallo
Uno degli indagati accusa un altro portuale: “Mi disse che era lui al volante della ralla impazzita al posto di Randazzo", Ma dai turni risulta il contrario
Spunta un tentativo di depistaggio nell’inchiesta sull’incidente mortale avvenuto nel porto di Pra’ lo scorso 18 dicembre. Dopo il decesso di Giovanni Battista Macciò - il lavoratore della Compagnia Unica travolto e ucciso a 52 anni dalla ralla guidata da un collega - un altro camallo avrebbe dichiarato di essere stato lui al comando del mezzo al posto di Patrizio Randazzo, il vero investitore attualmente sotto indagine da parte dei pm. Il tentativo di sviare gli accertamenti investigativi, però, è stato scoperto da un responsabile di Psa che, dopo la tragedia, è corso a verificare i turni di lavoro effettivi della Culmv, scoprendo che era Randazzo al volante della ralla “impazzita” e non chi aveva tentato di scagionarlo. L’episodio è stato riferito nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica dallo stesso responsabile, anche lui iscritto nel registro degli indagati. Il pubblico ministero Arianna Ciavattini, titolare del caso, ha disposto una serie di accertamenti per rintracciare il portuale che si sarebbe allontanato prima dell’arrivo degli ispettori dell’Asl 3 senza essere al momento identificato.
Secondo quanto ipotizzato voleva coprire il collega che, come poi è effettivamente emerso, sarebbe risultato positivo al test sugli stupefacenti e in particolare ai cannabinoidi assunti prima di mettersi alla guida del mezzo da lavoro. Ma c’è un altro aspetto, nell’ambito di questo clima di omertà e di tentativo di sviare le indagini, che la Procura vuole approfondire e analizzare. E che riguarda le dichiarazioni rese al magistrato dal portuale ferito, anche lui dipendente della Compagnia Unica. Trasportato in codice rosso all’ospedale San Martino per i traumi riportati nello schianto, ha spiegato come la manovra del collega «era un’azione assolutamente normale, una evoluzione di routine che veniva fatta ad ogni manovra di carico e scarico». Invece, come si vede nel video agli atti dell’inchiesta ha fatto improvvisamente inversione di marcia puntando inspiegabilmente l’altro mezzo. Dichiarazioni che ora Procura e Asl 3 vogliono approfondire e controllare. E per questo hanno sequestrato nei server del porto di Pra’ i filmati dei giorni precedenti all’incidente che dovrebbero essere comunque immagazzinati.
Gli inquirenti devono verificare se questo genere di manovre, a prima vista azzardate, siano una prassi consolidata nello scalo del ponente genovese. Oppure se quanto dichiarato dallo stesso ferito possa essere un tentativo di “coprire” il collega dopo l’incidente. Aggiornamenti in questo senso sono in corso nelle prossime ore. Randazzo continua a sostenere che l’incidente è stata una tragica fatalità: «Ho perso il controllo del mezzo - ha spiegato il camallo - perché ho avuto un colpo di sonno. Ero stremato per il doppio turno di lavoro». Il portuale - già finito nei guai in passato - è anche risultato positivo al test antidroga. Ma non gli viene contestata alcuna alterazione al momento dell’incidente.