Palermo, deceduta dopo 8 giorni in barella, ipotesi choc settico, la figlia: "L'hanno lasciata morire", l’ospedale: "Giunta in gravissime condizioni"

Maria Ruggia era stata ricoverata per insufficienza renale e diverticolite un mese prima, senza mai ristabilirsi completamente, da qui un calvario medico culminato con il suo trapasso

Maria Ruggia, 76 anni, è deceduta all’ospedale Ingrassia di Palermo dopo otto giorni di ricovero trascorsi in barella, tra corridoi e stanze affollate. La figlia, Romina Gelardi, attribuisce la morte della madre a un “arresto cardiocircolatorio da choc settico” e denuncia le gravi carenze organizzative della struttura sanitaria: "L’hanno lasciata morire dopo otto giorni, prima sulla barella dell’ambulanza, poi in uno stanzone con venti posti perché non avevano letti in Medicina e in altri reparti".

Diversa la versione dell’ospedale, che respinge ogni responsabilità. La direzione dell’Azienda sanitaria di Palermo, guidata da Daniela Faraoni, ha dichiarato: "Siamo addolorati per quanto accaduto e siamo vicini alla famiglia. Ma terapie e diagnosi indicano una paziente giunta in gravissime condizioni". La salma è stata trasferita in Medicina legale per l’autopsia, mentre i funerali sono stati sospesi in attesa delle indagini della Procura e di una commissione interna. Faraoni ha inoltre precisato: «Abbiamo avuto un afflusso anomalo nelle ultime settimane, ma la signora non è morta perché era in corridoio".

La morte in ospedale dopo 8 giorni in barella

Maria Ruggia era stata ricoverata per insufficienza renale e diverticolite un mese prima, senza mai ristabilirsi completamente. Il 10 dicembre era tornata in ambulanza per forti dolori e mancanza di appetito. "Ricordo a tutti che ha anche un tumore al seno, che dovrebbe essere controllato in fretta. Niente. Non si trovano posti fino al 18 dicembre, quando volevano mandarla in oncologia. Io chiedevo di curarla prima... E invece nella notte di venerdì è morta attorno all’una", ha raccontato Romina Gelardi, 44 anni, madre di quattro figli e tutrice di una sorella disabile.

L’avvocato Andrea Dell’Aira, che segue la famiglia Ruggia, ha già presentato un esposto in Procura e richiesto l’acquisizione della cartella clinica: "In cartella leggo 'arresto cardiocircolatorio da choc settico'". Non è la prima volta che l’avvocato affronta un caso simile: in passato ottenne un risarcimento di un milione di euro per la morte di una paziente ricoverata per una frattura, poi deceduta a causa di un’infezione contratta in ospedale. Il caso ha acceso il dibattito politico sulle condizioni della sanità pubblica siciliana.