Esplosione a Calenzano, la lettera del camionista morto Vincenzo Martinelli: "Continue anomalie sulla base di scarico"
Il messaggio, sotto forma di lettera scritta a mano, è stato inviato dalla vittima alla sua stessa azienda in risposta a una contestazione disciplinare
Una lettera scritta a mano da Vincenzo Martinelli, una delle cinque vittime dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano, getta nuove ombre sull'incidente in provincia di Firenze. Martinelli, autotrasportatore per Bt Trasporti, aveva denunciato "continue anomalie sulla base di scarico" in una lettera inviato alla sua azienda in risposta a una contestazione disciplinare. Il camionista aveva riferito che il giorno del rifiuto di completare un viaggio, "il carico del braccio di benzina non erogava il prodotto", aggiungendo che gli addetti avevano deciso di sospendere l’operazione facendolo scollegare dai dispositivi di carico.
Secondo la Procura di Prato, l’esplosione è stata causata da un errore umano e dalla "chiara inosservanza delle procedure previste". Gli operai della ditta di manutenzione Sergen, che lavoravano sulla linea di benzina dismessa, stavano intervenendo su alcune valvole e tubi proprio durante la distribuzione del carburante, una circostanza ritenuta decisiva per il disastro.
La ricostruzione della tragedia, la dinamica e il ruolo dei vapori
La prima ricostruzione, contenuta nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore Luca Tescaroli e dal sostituto Massimo Petrocchi, descrive i momenti precedenti l’esplosione. Alle 10:20 del 9 dicembre, quattro camion erano in fase di carico. Martinelli si trovava sulla quinta corsia, vicino agli operai della Sergen, che stavano lavorando tra la pensilina 5 e la 6. Un testimone, collega della vittima, ha dichiarato: "Ero in fila ad aspettare il mio turno e ho visto roba fuoriuscire da alcuni tubi. Pensavo fosse acqua, poi ho sentito la puzza. Ho visto degli operai che lavoravano sui tubi".
Gli esperti hanno spiegato che la benzina liquida non causa esplosioni, ma i vapori sì. Una semplice scintilla, come uno sfregamento, potrebbe aver innescato la deflagrazione, che si è verificata durante il rifornimento di un’autobotte. Ma secondo gli ambienti investigativi è ancora presto per attribuire con certezza la causa dell’incidente a questa circostanza.
Eni, in una nota ufficiale, ha dichiarato: «Stiamo collaborando con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione. È assolutamente prematuro ipotizzare la natura di tali cause».
Alcuni autisti che operano nell’impianto, come Giuseppe, con 35 anni di esperienza, si dicono increduli: "Non ci capacitiamo di quanto è successo, per noi autisti l’impianto è sicuro. Conosciamo benissimo tutte le procedure e i funzionamenti della sicurezza all’interno dell’impianto e non riusciamo a spiegarci cosa sia accaduto". Ha aggiunto che in passato si erano verificati guasti o perdite, ma mai situazioni di tale pericolo.