Turetta verso la sentenza di condanna all'ergastolo per omicidio premeditato, Filippo dal carcere: "Per me era solo Giulia o nessuno, non chiedo scusa"

Oggi è il giorno della sentenza per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Filippo Turetta rischia una condanna all’ergastolo: “Le scuse mi sembrano così minuscole rispetto al dolore che ho causato”

Filippo Turetta, la sentenza: ergastolo per omicidio volontario premeditato, esclusa l'aggravante della crudeltà e lo stalking

Filippo Turetta verrà giudicato oggi, martedì 3 dicembre 2024, alla Corte d’Assise di Venezia presieduta dal giudice Stefano Manduzio che, al termine della mattinata leggerà la sentenza che potrebbe contenere una condanna all'ergastolo. Il verdetto dipenderà dalla valutazione che il giudice farà in merito alla premeditazione, al reato di stalking e all'aggravantr della crudeltà, punti sostenuti dal pm Andrea Petroni e dalla concessione o meno delle attenuanti generiche. Su accordo tra la difesa e l’accusa, il processo si è svolto in sole quattro udienze, senza che fossero ascoltati testimoni, investigatori e consulenti. L’omicidio, avvenuto l’11 novembre scorso a Fossò, in provincia di Padova, ha sollevato importanti riflessioni sulla violenza di genere.

Sentenza Turetta, giudici verso l'ergastolo, Filippo dal carcere: "Per me era solo Giulia o nessuno, non chiedo scusa"

Secondo quanto emerso, Turetta avrebbe premeditato l’uccisione dopo un periodo di forte controllo e pressioni psicologiche nei confronti di Giulia. Il ventiduenne è stato arrestato pochi giorni dopo il delitto, mentre cercava di fuggire verso la Germania. Gli investigatori hanno ricostruito i dettagli del caso, sottolineando la dinamica violenta dell’accaduto e le azioni successive di Turetta per nascondere il corpo della vittima.

Per l’accusa le azioni di Turetta sarebbero state premeditate, come dimostrerebbe la “lista delle cose da fare” che avrebbe redatto e modificato più volte nei giorni che hanno preceduto l’omicidio di Giulia Cecchettin. Sarebbe questa la dimostrazione della sua intenzione di uccidere, secondo l’accusa.

Le memorie difensive di Turetta

Nelle sue memorie difensive Filippo Turetta scrive: "Nella mia testa non ci sarebbe mai potuta essere una persona diversa da lei nella mia vita. O lei o niente […]. Era tutto per me. Io avevo concentrato tutta la mia vita su di lei e in un certo senso tutto quello che facevo lo facevo perché la riguardava in qualche modo”. Delle manie di controllo che secondo la difesa sarebbero la dimostrazione della profonda insicurezza di Turetta che dopo l’interruzione della relazione con la sua vittima provava “troppa vergogna e difficoltà a incrociare gli sguardi di tutti senza riuscirci” nelle occasioni in cui i due si ritrovavano con amici in comune.

E continua: "Faccio fatica a scriverlo perché adesso mi sembra ridicolo e brutto come pensiero, ma mi sembrava ingiusto che io avessi intenzione di suicidarmi e lei in questo non avrebbe vissuto e avuto alcuna conseguenza quando, secondo me, quei giorni - per la maggior parte - erano le sue scelte ad avermi portato a quella situazione. È veramente difficile da ammettere ma la verità è che avevo pensato che avrei potuto toglierle la vita".