Dati rubati, il Viminale bucato 52mila volte, pm: "Contatti con mafia e servizi segreti", hacker: "Sputtaniamo tutta Italia"

Secondo i pm è chiara l’esistenza di "un chiaro intreccio tra le attività "informative" del gruppo, i favori ai "potenti" e alcuni giornalisti che "si prestano", ed anche la circostanza che il gruppo Equalize "sia in grado di intervenire per bloccare l’uscita giornalistica delle notizie"

Nuovo capitolo in merito all'inchiesta sui dati rubati, che riguarda il Ministero dell'Interno. Il Viminale sarebbe stato bucato 52mila volte dall'ex superpoliziotto Carmine Gallo e dai suoi soci. "La piattaforma attinge facendo il giro...Perché il server ce l’abbiamo a Londra? Perché se lo fai Italia su Italia, ci mettono le manette... In the road, è il nostro segreto... ci dà un vantaggio di anni". Con questo "trucchetto" la banda dei furti di dati controllava tutta l'Italia.

Dati rubati, il Viminale bucato 52mila volte

Gli indagati sarebbero riusciti ad entrare all'interno di banca dati cassaforte di dati sensibili, tra cui quella del Viminale. Sarebbe stato facile poi corrompere i diversi operatori di polizia con in mano i dati provenienti direttamente dal Ministero dell'Interno. 52mila le violazioni quantificate dai pm della Direzione distrettuale antimafia effettuate dalla Equalize Srl, società di sicurezza e investigazioni, con sede a Milano in via Pattari, dietro il Duomo.

Nunzio Samuele Calamucci, che secondo i pm "aveva una mole di dati da gestire enorme pari almeno a 15 terabyte", sarebbe stato intercettato mentre spiegava ad un collega: "Il mio scopo è come cavolo mitigo la notizia...così esce un report sano e nutriente...". Secondo i pm è chiara l’esistenza di "un chiaro intreccio tra le attività "informative" del gruppo, i favori ai "potenti" e alcuni giornalisti che "si prestano", ed anche la circostanza che il gruppo Equalize "sia in grado di intervenire per bloccare l’uscita giornalistica delle notizie, e che queste possano essere utili non soltanto per finalità ricattatorie/diffamatorie ("possiamo sputtanare tutta l’Italia"), ma anche quali "contropartite" e/o per ingraziarsi le persone "che contano".

Gli hacker avevano gli obiettivi molto chiari: "Con i report che abbiamo noi possiamo sputtanare tutta l’Italia". 800mila i fascicoli rubati, obiettivi come le più alte cariche dello Stato, da Mattarella a La Russa. La mail del Presidente della Repubblica sarebbe stata violata, mentre il presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali avrebbe commissionato agli hacker un report su Ignazio La Russa e il figlio Geronimo.

Pm: "Contatti con mafia e servizi segreti"

Per i pm, quanto successo rappresenta un "pericolo per la democrazia" in quanto la banda dei dossier è grado di "tenere in pugno cittadini e istituzioni e condizionare dinamiche imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie", attraverso "attività di dossieraggio abusivo, creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate, e circolazione indiscriminata di informazioni sensibili". I dati possono "anche finire indiscriminatamente nelle mani di agenzie straniere; e che all’estero possa essere detenuta una banca dati destinata a conservare le informazioni esfiltrate abusivamente". Per il pm il quadro è ancora più grave in quanto gli indagati hanno intrapreso "contatti con mafia e servizi segreti".