Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare interrogato in carcere: "Mi sono esercitato a colpire una statua prima di ucciderla"

Moussa Sangare verrà interrogato in carcere quest'oggi. L'uomo dopo la cattura ha ammesso di aver ucciso Sharon Verzeni, asserendo di averlo fatto "per nessun motivo in particolare. Sentivo di doverla accoltellare"

Si è tenuto oggi l'interrogatorio di convalida del fermo di Moussa Sangare, il 30enne di origini maliane protagonista dell'omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne barista accoltellata la notte tra il 29 e 30 luglio a Terno d'Isola, nella bergamasca. Un interrogatorio nel quale ha confermato: "Non so perché l'ho fatto, non c'era un movente. È una sensazione che non so spiegare che mi ha spinto a voler fare del male". Inoltre ha detto che nei giorni prima aveva fatto una sorta di esercitazione anche con una statua. Il 30enne è in carcere con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare interrogato: "Mi sono esercitato con una statua prima di ucciderla"

Moussa Sangare è stato interrogato in carcere quest'oggi. L'uomo dopo la cattura ha ammesso di aver ucciso Sharon Verzeni, asserendo di averlo fatto "per nessun motivo in particolare. Sentivo di doverla accoltellare". L'aspirante rapper avrebbe anche confessato agli inquirenti: "Guardava le stelle con le cuffie, prima di accoltellarla al cuore la prima volta le ho detto 'scusa per quello che sto facendo', e lei poi mi ha chiesto perché'". 

Un omicidio senza senso, compiuto da un ragazzo che sognava di sfondare nel mondo della musica, bocciato ad X Factor e protagonista di alcune collaborazioni con Izi ed Ernia. Tuttavia dopo esser tornato dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra, dove aveva lavorato come lavapiatti, la sua vira era cambiata. Aveva iniziato ad assumere droga, "era completamente ‘bruciato’. Lo vedevo consumare droga qua nella via, in piazza, ovunque", ha raccontato un uomo che lo conosceva.

Anche sua sorella Awa ha ammesso: "Dal suo ritorno dall’estero era cambiato. Nel 2019. Moussa ci ha detto che aveva fatto uso di droghe sintetiche. Non era più lui".

"Ho avuto paura di morire anche io. Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. Ne sono convinta. È stata un’escalation — dice – Io e mia madre Kadiatou abbiamo fatto di tutto per aiutarlo. Non volevamo credere a quello che ha confessato. Con mamma siamo scoppiate in lacrime. Forse però se ci avessero ascoltate Sharon sarebbe ancora viva. Il nostro pensiero va a lei e alla sua famiglia".

Moussa Sangare denunciato tre volte

La sorella ha anche ammesso come in famiglia si sia arrivati ad un punto tale che Moussa sia stato denunciato tre volte: "La prima nel 2023, l’ultima a maggio. Danneggiamenti, violenza domestica, maltrattamenti. Eravamo in pericolo. Nessuno si è mosso. Sia io sia il mio avvocato abbiamo scritto al sindaco, agli assistenti sociali. I segnali c’erano tutti. Volevamo aiutarlo a liberarsi dalla dipendenza. Ci abbiamo provato: hanno detto che doveva essere lui a presentarsi volontariamente. Non lo ha fatto".