Alex Marangon, indagini per omicidio volontario, autopsia: “Ucciso, pestaggio durato un minuto”, scomparsi due sciamani

Virata nelle indagini a seguito degli esiti degli esami autoptici, il procuratore Martani: "Quelle ferite sono compatibili soltanto con un’aggressione e poi con una caduta in acqua. Non ci troviamo di fronte né a una morte naturale né a una morte accidentale"

Alex Marangon, il 26enne veneto creduto morto per incidente, potrebbe essere stato vittima di omicidio volontario, secondo le ultime indagini. L’autopsia ha rilevato dati compatibili con questa ipotesi: le costole rotte e le fratture al cranio hanno fatto pensare a un pestaggio.

Alex Marangon potrebbe essere vittima di omicidio volontario, l'autopsia fa ipotizzare pestaggio

Il 4 luglio il corpo senza vita del giovane barman era stato ritrovato su un isolotto del fiume Piave. A quattro giorni dal ritrovamento, il caso della sua morte è ancora da risolversi. Se inizialmente era sembrato più probabile si trattasse di un fatale incidente – il ragazzo era forse drogato e gli argini del fiume insidiosi -, adesso la procura di Treviso sta insistendo su una nuova pista di omicidio volontario. A motivare questa virata di rotta nelle indagini, sono stati gli esiti degli esami autoptici. Sul corpo del barman sono infatti state trovate lesioni multiple al cranio e numerose costole rotte. Le fratture sono soprattutto sul lato sinistro del corpo e sono compatibili con dei colpi di bastone o, anche, di una pietra raccolta dal fiume. Al momento, però, non c’è traccia della presunta arma del delitto. Il ragazzo di Marcon (Venezia) “presentava plurime ferite vitali con traumi alla struttura cranica e un emotorace”, emerge da una nota della procura.

Il procuratore di Treviso, Marco Martani, ha affermato: “Quelle ferite sono compatibili soltanto con un’aggressione e poi con una caduta in acqua. Non ci troviamo di fronte né a una morte naturale né a una morte accidentale, né tanto meno a un decesso causato dall’uso di sostanze psicotrope. È una svolta agghiacciante nelle indagini e il quadro che si sta delineando è molto più inquietante”. La procura è decisa nella sua ipotesi, tanto che il sostituto procuratore Giovanni Valmassoi, titolare del fascicolo a carico di ignoti, ha modificato l’iscrizione a registro da morte come conseguenza di altro reato a omicidio volontario. Il ragazzo, quindi, sarebbe stato gettato nel fiume già morto, oppure sarebbe morto per “un’asfissia terminale da annegamento” dopo essere stato gravemente ferito. L’anatomopatologo Alberto Furlanetto, incaricato dalla Procura di effettuare l’autopsia, ha riscontrato, oltre a lesioni agli arti e alla testa, di cui una gli ha sfondato il cranio, e a fratture alle costole, anche un’emorragia interna polmonare con una perdita di sangue di 700 cc. “Per provocare un versamento così importante di sangue”, ha aggiunto Martani “sono necessari alcuni minuti”.

Il buco di tre ore nella ricostruzione degli eventi e la scomparsa degli sciamani

Ulteriori dettagli rendono l’episodio ancora più inquietante. Il ragazzo era scomparso dopo un raduno sciamanico, a cui aveva partecipato con alcuni suoi amici e circa una ventina di altre persone, nell’abbazia di Santa Bona di Vidor, in provincia di Treviso, nella notte fra il 29 e il 30 giugno. La sua scomparsa è stata denunciata nel primo mattino, quando il ragazzo mancava già da ore. Dalle indagini è emerso che Alex aveva partecipato già ad altri due eventi di questo tipo, ma in vista del terzo pareva essere preoccupato, come avrebbe confidato al suo amico. Le ricostruzioni della tragica sera sono ancora lacunose e vaghe. Alle 3 di quel sabato sera, il ragazzo si sarebbe alzato in piedi nella sala del concerto gridando "no, no" e aggiungendo altre parole che però non sono state ben comprese. Secondo le testimonianze, avrebbe poi corso verso l'esterno dell'abbazia, in direzione del bosco. Uno dei presenti lo avrebbe seguito, ma senza esito. Avvertite le altre persone, i partecipanti al raduno si sarebbero divisi. Un gruppetto aveva deciso di andarlo a cercare, mentre chi è rimasto nell'abbazia ha detto di aver sentito chiaramente gridare "Alex, Alex". Infine, anche il gruppo che era uscito sarebbe rientrato senza aver trovato il ragazzo. L’organizzatore dell'evento e il proprietario dell'Abbazia, avvisati, hanno allora chiamato i carabinieri verso le 6 del mattino. Alle 6 e mezza i militari erano già sul posto. Non sarebbe dunque chiaro come gli eventi narrati siano sufficienti a riempire il 'buco' di tre ore, a partire dalla scomparsa di Alex.

Inoltre, due membri del gruppo che si era messo sulle tracce di Alex sarebbero scomparsi. Si tratta di due curatori sciamatici, cittadini sudamericani, Johnny Benavides e un altro di cui non è stato reso noto il nome: sono loro che cercarono di rincorrere Marangon. Testimoni-chiave degli eventi, pare che ora non si trovino, ma la loro fuga non è stata confermata dagli agenti.