Genova, a processo l'hacker russa che svuotava i conti e investiva in cryptovalute, caccia a 2 milioni di euro

Natalia Miniailova ha scelto il rito abbreviato. Metteva a segno le truffe informatiche usando il computer e il wi-fi della comunità di recupero che la ospitava

Andrà a processo Natalia Miniailova, l’ingegnere russa di 43 anni da tempo residente a Genova che, grazie alle sue competenze informatiche (ha una laurea specifica), è riuscita a rubare l’identità a centinaia di persone all’oscuro di tutto, ripulendo i loro conti correnti mentre dormivano (la donna preferiva agire di notte). Ha scelto il rito abbreviato e l’udienza è stata fissata il 9 luglioNel frattempo l’indagine della polizia postale che l’ha riportata in carcere (era già stata arrestata due volte) prosegue: gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale della Liguria, guidati dal primo dirigente Alessandro Carmeli e coordinati dal sostituto procuratore Silvia Saracino, stanno dando la caccia ai suoi complici. Ma siccome sono residenti all’estero, quello degli investigatori è un compito particolarmente ostico.

L’ultima volta che era stata arrestata, lo scorso novembre, Miniailova era stata affidata a un’associazione di volontariato genovese impegnata nel recupero dei detenuti e, per far credere agli inquirenti che l’avevano incastrata nell’operazione “Moscow mules” di aver cambiato vita, era intervenuta sul suo look. Faceva di tutto per sembrare una persona dimessa, ma appena si sedeva davanti al computer tornava a essere un pirata informatico praticamente inafferrabile. Al giudice che l’aveva mandata ai domiciliari aveva dato come indirizzo quello dell’associazione. «Perché non posso permettermi di pagare un affitto», aveva giurato. Invece, grazie al notebook e al wi-fi della comunità che la ospitava, faceva razzia di identità e codici di carte di credito. Informazioni messe in vendita da altri hacker che Miniailova acquistava nel mercato nero del dark web (nome con cui è peraltro stata battezza l’indagine che l’ha poi riportata in carcere) per fare le operazioni bancarie che - secondo l’accusa - le hanno fruttato oltre due milioni. Un tesoro che l’ingegnera informatica ha interamente investito in criptovalute. Un patrimonio in valuta digitale che adesso la Postale sta cercando di sequestrare. Il problema è scovare dove si trovano, però.

Tra un arresto e l’altro, Natalia Miniailova - secondo la ricostruzione della Procura - per non interrompere la sua attività appena ha potuto ha stretto alleanze con alcuni complici residenti all’estero. Erano loro a effettuare le operazioni bancarie quando alla quarantatreenne era vietato anche soltanto guardare lo schermo di un computer. Ma l’alleanza ha prodotto un flusso anomalo di dati che è stato intercettato dagli inquirenti. E ha rispedito la donna in cella. Perché gli uomini del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale della Liguria, mentre lei continuava a raggirare centinaia di persone, sono riusciti a tracciarla grazie agli strumenti informatici che le avevano sequestrato nell’operazione Moscow mules.