Vaccino Covid, insegnante Stefania Cecca morta 42 giorni dopo dose AstraZeneca per emorragia cerebrale, rinviati a giudizio 8 medici
La donna iniziò a stare male dopo dieci giorni dalla somministrazione, accusando sintomi come spossatezza, problemi alla vista, respiro affannoso e mal di testa
Stefania Cecca, insegnante delle elementari, è morta per un’emorragia cerebrale causata dal vaccino Covid AstraZeneca il 9 aprile del 2021. Adesso, ben otto medici dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma rischiano di finire sotto processo per non aver valutato due complicazioni, ossia piastrinopenia ed embolia, sorte dopo la vaccinazione, che se diagnosticate in modo adeguato avrebbero aumentato le possibilità di sopravvivenza della maestra Cecca.
Vaccino Covid, insegnante Stefania Cecca morta 42 giorni dopo dose AstraZeneca per emorragia cerebrale, rinviati a giudizio 8 medici
Stefania Cecca è morta per un'emorragia cerebrale 42 giorni dopo aver ricevuto una dose di vaccino Covid AstraZeneca. Adesso il pm Pietro Pollidori ha, infatti, chiesto il rinvio a giudizio dell’equipe medica del pronto soccorso nel quale si è recata l'insegnante delle elementari lo scorso 16 marzo del 2021, quando ha avvertito i primi malesseri. Gli imputati sono otto: l’allora direttore del servizio, un’ematologa e sei medici che hanno visitato la donna tra il 16 e il 20 marzo. "La procura avrebbe dovuto indagare sui metodi adottati da AstraZeneca nella sperimentazione del vaccino", fanno sapere gli avvocati Vincenzo Comi, Mario Scialla e Stefano Maccioni, difensori di tre imputati. "Si è chiesto il processo per medici all’oscuro di casi avvenuti in Inghilterra di persone deceduta per colpa di questo vaccino. Vicende rese note solo di recente".
La diagnosi tardiva e le accuse dei pm
Tutto risale al 26 febbraio del 2021. A Stefania Cecca viene eseguito il vaccino Covid AstraZeneca. Dopo dieci giorni dalla somministrazione, l'insegnante inizia a stare poco bene. I sintomi sono chiari: spossatezza, problemi alla vista, respiro affannoso e mal di testa. Come viene ricostruito, anziché migliorare, la salute di Cecca peggiora di ora in ora e viene ricoverata al pronto soccorso del Sant'Eugenio di Roma il 16 marzo successivo. Secondo la ricostruzione, una volta che Stefania Cecca riferisce ai medici di soffrire di una cefalea, doveva essere disposta una Tac ed un esame angiografico per individuare la presenza di eventuali trombi. Inoltre, sempre secondo l’accusa, le analisi avrebbero subito fatto emergere una diminuzione di piastrine. La donna quindi avrebbe avuto un’embolia, altro segnale che aveva avuto una trombosi venosa cerebrale, che invece non è stata diagnosticata. Non solo. A complicare ancora il quadro clinico di Cecca ci sarebbe stato l’insorgere di una trombosi polmonare. Tuttavia, il pm accusa i sanitari per la mancata tempestiva diagnosi della trombosi cerebrale: se fosse stata scoperta con almeno sei giorni di anticipo si sarebbe potuto eseguire un intervento di decompressione della pressione intracranica, operazione ugualmente fatta ma quando ormai era troppo tardi.
Il caso Camilla Canepa
Il caso di Stefania Cecca ricorda quello di Camilla Canepa, giovane che si vaccinò lo scorso 25 maggio 2021 e che ha cominciato a sentirsi male il 3 giugno. La 18enne era stata portata all'ospedale di Lavagna dove le sarebbe stata riscontrata una piastrinopenia e una fotosensibilità. Dimessa, era tornata nello stesso ospedale il 5 giugno in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso, come effetto avverso del vaccino Covid. È stata operata alla testa dopo esser stata trasferita al policlinico San Martino di Genova ed è morta il 10 giugno. Il suo caso ha creato profondo scalpore nella comunità, sia perché si trattava di una ragazza giovane senza malattie pregresse, come ha stabilito l'autopsia, sia perché ha portato a galla gli effetti avversi devastanti del vaccino Covid anglo-svedese AstraZeneca.