I "fact checker", i novelli censori dell'informazione, travestiti da "virgines vestales": sono sono loro a fare vera disinformazione
La surreale situazione nella quale personaggi come David Puente, vicedirettore del sito "Open" di Mentana vengono "delegati al fact - checking", "in partnership e con il finanziamento di Facebook", con tanto di linea telefonica dedicata e indirizzo email per le "segnalazioni di notizie false e fuorvianti" per la successiva denuncia al Social netwrok; notizie che in realtà sono vere, ma pubblicate da giornali con una linea editoriale diversa dalla loro
Il ruolo del Censore venne instituito a Roma nel 443 a.C., operò fino al 350 d.C. per poi essere ripristinato da Augusto. Il ruolo era relativo al "censimento", ovvero l'identificazione di tutti i cittadini e del loro reddito, al fine del pagamento delle tasse.
In una prima fase, fino al 312 a.c. la "censura" era basata sulla quantità di terra coltivabile posseduta oppure sul numero di capi di bestiame, in una seconda si passò al "capitale mobile", ricomprendendo quindi le classi sociali in ascesa, che fondavano la propria ricchezza sul commercio e sull'artigianato piuttosto che sull'agricoltura.
Tra i più famosi "censori", si ricorda Marco Porcio Catone, passato alla storia come Catone il Censore, e l sua celebre frase del 157 a.C. "Carthago delenda est", abbreviato in Delenda Carthago ("Cartagine deve essere distrutta").
L'attività del "censore" ha dato luogo al concetto di "censura". Secondo la Treccani, "La censura è una forma di controllo sociale che limita la libertà di espressione e di accesso all'informazione, basata sul principio secondo cui determinate informazioni e le idee e le opinioni da esse generate possono minare la stabilità dell'ordine sociale, politico e morale vigente. Applicare la censura significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di informazioni, idee e opinioni. La pratica della censura fa la sua apparizione in quella fase dello sviluppo sociale in cui l'individuo comincia a rendersi autonomo dalla collettività e la libertà di espressione del singolo non può più essere pienamente controllata da tabù".
Esistono vari tipi di censura, da quella repressiva, che colpisce successivamente alla diffusione del "testo", sia esso carta stampata, programma televisivo, film, video, ecc., a quella preventiva, che avviene prima della divulgazione, a quella militare, politica, religiosa, e chi più ne ha più ne metta.
Di fatto, "nei sistemi di controllo dell'informazione, tipici del regimi autoritari, la censura impedisce a individui, associazioni, partiti e mezzi di informazione di divulgare informazioni ed esprimere opinioni contrarie a quelle del potere esecutivo. Tale censura si realizza attraverso il divieto di trattare taluni argomenti o attraverso il controllo preventivo dei contenuti divulgati dai mezzi di informazione".
Saltiamo al '700, a "Roi" Voltaire e al “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere” (in realtà la frase è stata poi attribuita nel 1906 ad Evelyn Beatrice Hall in 'The Friends of Voltaire' con lo pseudonimo di S. G. Tallentyre).
Nel Novecento, durante le guerre e in altri periodi bui fu istituita la censura. Che oggi ricompare in modo prorompente e addirittura "politically correct" da parte di "taluni mezzi di informazione" e dei principali canali social.
E veniamo a noi: il modo di "controllare la veridicità" di quanto raccontato Facebook, o meglio Meta, l'avrebbe trovato.
E lo fa finanziando, tra i vari, un comparto del portale di informazione Open, il Fact-checking. Proprio quell’impresa sociale fondata da Enrico Mentana con lo scopo di "costruire un giornale online che valorizzi i giovani tagliati fuori anche dal giornalismo e reinvestire i proventi per far crescere il portale".
Però, con il fact-checking, Mentana direttamente (forse) non c’entra nulla. Il lavoro minuzioso di "intelligence" è affidato al vicedirettore David Puente che all’interno di Open, come recita la sua pagina Facebook, ha messo in piedi anche "una linea telefonica dedicata con tanto di indirizzo email per le segnalazioni" (La linea telefonica oggi però risulta non raggiungibile n.d.r.).
Ma guarda caso, il fact - checking colpisce tutti qui giornali e mezzi d'informazione, tra i quali il Giornale d'Italia, con una linea editoriale differente da quella di Open, che evidenzia quindi un profondo conflitto di interessi.
Di fatto una "magistratura politica", senza alcuna legittimazione, nè giuridica nè tantomeno fact based, in conflitto di interessi con sè stessa, finanziata da un'azienda che dovrebbe per definizione essere "terza" come Facebook, i cui errori "censori" sono stati ammessi dallo stesso Zuckerberg.
Un esempio riportato da "Open":
FACT-CHECKING : BAMBINI • DISINFORMAZIONE • FRANCIA • IMMIGRAZIONE • INCHIESTE • VIOLENZA SULLE DONNE
No! L’uomo che ha aggredito una donna e una bambina in Francia non è un rifugiato
29 GIUGNO 2023 - 13:13
di David Puente
CONTESTO FALSO: Si tratta di un 29enne senzatetto di nazionalità francese. La famiglia delle vittime ha contestato l’uso improprio del video per parlare di immigrazione
Circola un video dove un uomo aggredisce una donna e una bambina davanti alla porta di quella che sembra essere la loro abitazione. Gli utenti che condividono la scena hanno indicato l’uomo come “rifugiato” o “migrante” a causa del colore della sua pelle, sbagliandosi del tutto. La famiglia delle vittime, attraverso un comunicato, aveva contestato l’uso improprio del video per parlare di immigrazione.
Ne parla anche Il Giornale d’Italia pubblicando un articolo dal titolo «Nonna e nipote aggredite in Francia: migrante africano le scaraventa a terra con violenza e cerca di rapire la bambina» che viene condiviso via social da diversi utenti:
Non si tratta di un migrante/rifugiato: In un articolo del sito The European Conservative leggiamo che l’uomo viene identificato come Brahima. In un articolo di FranceTVinfo.fr leggiamo che si tratta di un 29enne senzatetto, nato a Bordeaux e di nazionalità francese.
Orbene, l'accaduto non solo è VERO ed assai GRAVE, come denunciato nel nostro articolo. Ma il buon Puente lo bolla con NO! E' fake!
Poi, leggendo successivamente nel dettaglio, non è fake la notizia, ma l'attributo dell'assalitore: non è un migrante, ma un senzatetto nato in Francia. Bene, sarà cosi, abbiamo cambiato la parola in "senzatetto di colore" (sperando di non suscitare ulteriori e pretestuose rimostranze), ma il fatto è gravemente vero e troviamo a dir poco indegno che un collega giornalista che collabora con il valido Mentana si arroghi il diritto di bollare questa Testata come "giornale di disinformazione" e denunciarci a Facebook, il quale, come fosse una buca delle lettere e senza alcuna verifica o contradditorio, segnala la nostra pagina come tale, sconsigliando di cliccare su "mi piace" o "segui".
E ne potremmo citare molte altre del buon Puente, che invece di comportarsi correttamente tra colleghi, o semplicemente tra persone civili, anche interagendo direttamente, assurge a novello censore alla Marco Porcio Catone de noantri!
"La calunnia è un venticello", come ci ha insegnato Gioacchino Rossini ne "il Barbiere di Siviglia"
L’intimazione, dal sito di "Open"
“Ci occupiamo in particolar modo delle attività dannose diffuse tramite i social network, dalle più banali a quelle più complesse. Offriamo la spiegazione più semplice possibile affinché i lettori imparino da soli a verificare in futuro le notizie”.
Riporta l’incipit della pagina dedicata che, dal 2021, riceve un contributo da parte di Facebook all’interno del Third-Party Fact-checking Program della sezione Open Fact-checking. A questo punto si precisa anche che “Ogni eventuale utile della società sarà reinvestito nel giornale, per assunzioni o investimenti tecnologici”.
Ma non mancano perle di giudizio e metodologia
"Il Fact-checking di Open è un progetto giornalistico indipendente che mira a monitorare le notizie false o fuorvianti diffuse in Italia e all’estero, fornendo un servizio di corretta informazione e degli strumenti necessari ai cittadini per imparare a riconoscere le bufale, la disinformazione, la misinformazione e tutte le altre falsità che minano la società e il processo democratico."