Impagnatiello, il criminologo Meluzzi: “Killer gay? Possibile bisessualità alla base della furia omicida. Probabile favoreggiamento della madre” - ESCLUSIVA

In esclusiva a Il Giornale d'Italia, lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, traccia un profilo di Alessandro Impagnatiello, il killer reo confesso dell'omicidio di Giulia Tramontano

La figura di Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, è una figura sempre più controversa e dai tanti lati oscuri, come ha spiegato in esclusiva a Il Giornale d’Italia lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi.

Il profilo di un narcisista, concentrato esclusivamente su sé stesso e sui suoi interessi, è quello che emerge ora dopo ora dalle indagini, come se davanti a lui ci fosse uno specchio con la sua sola immagine riflessa e nient’altro intorno: né Giulia, né il bimbo che portava in grembo, il suo.

La questione dell’omosessualità possibile elemento di rilievo nella condotta violenta

In un video che circola in rete si vede intento a preparare dei cocktail, con una gestualità plateale che molti utenti che hanno commentato in rete, hanno definito effemminata. Qualcuno ha anche ipotizzato che Alessandro Impagnatiello potesse essere omosessuale o bisessuale. Se così fosse, quanta rilevanza potrebbe avere questo aspetto nella sua condotta?

“Chissà può anche darsi che sia bisessuale, è tutto da approfondire con una valutazione anche peritale sulla storia di questa persona e sui suoi elementi dissociativi – ha detto Meluzzi - Non è da escludere che la bisessualità possa rappresentare anche un elemento ulteriore di complicazione e incertezze, mancanza di maturazione affettiva e tutto questo concorre poi a determinare una grandissima fragilità, in questo caso sfociata in violenza e negazione dell’altro”.

Il bambino come una verità da rimuovere

La negazione dell’altro, dunque, di un bambino innocente, una vita che avrebbe dovuto sbocciare e trovare amore, ma che invece è stata spezzata insieme a quella di sua madre. Un bambino che – come ha detto a Il Giornale d’Italia il criminologo Alessandro Meluzzi – “Sicuramente rappresentava la sanzione assoluta della fine di una sua patologica adolescenza irrisolta (di Impagnatiello ndr), la sua tendenza a risolvere tutto con la manipolazione e la menzogna e che quindi rappresentava per lui un insopportabile bagno di verità, quindi da eliminare, da rimuovere”.

Un bambino che, quindi, doveva essere eliminato insieme a sua madre: “Voleva uccidere entrambi – ha detto Meluzzi - voleva liberarsi da ogni zavorra che gli impediva di cavalcare il suo narcisismo onnipotente, manipolativo, mitomane e patologico”.

Il ruolo della madre e il possibile favoreggiamento

Un altro aspetto controverso riguarda il ruolo di Sabrina Paulis, la mamma di Alessandro Impagnatiello, che ha pubblicamente dichiarato che suo figlio è un mostro. Che ruolo ha questa donna nella vicenda? Si è recata con il figlio in un bar a chiedere se ci fossero telecamere mentre si stava ancora cercando Giulia. E’ stata manipolata? Utilizzata dal figlio nella sua sceneggiata, oppure sapeva qualcosa? Il professor Meluzzi ha provato a rispondere anche a questo quesito: “Se nel nostro ordinamento le persone familiari non possono essere accusate direttamente di favoreggiamento è proprio perché si dà per scontato che all’interno di una famiglia, in particolar modo nel rapporto tra madre e figlio, la tendenza al favoreggiamento sia un evento naturale. Non mi stupirebbe affatto che un evento di favoreggiamento sia presente in questa vicenda, così come in altre. Secondo me, è quanto meno probabile”.