Addio a George Pell, morto il cardinale australiano coinvolto nello scandalo pedofilia
È morto a 81 anni George Pell, il cardinale della Curia condannato in primo grado a sei anni per abusi sessuali su minori, ma poi assolto. Fece partire inchiesta su invio di denaro sospetto da parte del Vaticano
È morto a 81 anni il cardinale George Pell in seguito a complicazioni cardiache sopraggiunte dopo una operazione all’anca. L'ex prefetto della Segreteria per l’economia in Vaticano era stato travolto dallo scandalo di pedofilia: nel 2019 ha trascorso 13 mesi di carcere per la condanna di primo grado, poi era stato assolto dall’Alta Corte australiana.
Cardinale Pell, scandalo per pedofilia
È morto a Roma dopo un'operazione di routine all'anca il cardinale australiano George Pell, 81 anni, la più alta carica ecclesiastica mai stata processata con l'accusa di pedofilia. Nato a Ballarat, nell’Australia meridionale, l’8 giugno 1941, era stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1966. Era diventato vescovo ausiliare di Melbourne nel 1987, arcivescovo di Sydney nel 2001 e cardinale nel 2003.
Pell è stato chiamato nella Curia romana da Papa Francesco nel 2013 con l'incarico di prefetto della Segreteria Economica vaticana. Era uno dei collaboratori più stretti del Papa perché faceva parte del Consiglio dei cardinali. Quando giunse in Vaticano la notizia che un uomo del suo calibro era accusato del più nefando dei delitti, la pedofilia, lo sconcerto era generale.
Nel giugno 2017 il cardinale si era "autosospeso" dal suo incarico e il Papa gli aveva "concesso un periodo di congedo per potersi difendere". L'11 dicembre l'accusa diviene pubblica e il 12 è espulso dal Consiglio dei Cardinali, ufficialmente "per ragioni di età". Nel 2018 vola a Syney per affrontare le accuse che gli sono state mosse.
Pell, la condanna per molestie su minori
Pell è accusato di aver molestato due ragazzini di 13 anni a Melbourne alla fine del 1996, dove era già vescovo ausiliare. I due ragazzini facevano parte del coro della chiesa. L'abuso sarebbe avvenuto in una stanza sul retro della Cattedrale di San Patrizio mentre i fedeli uscivano dopo la messa.
Il verdetto di primo grado condanna Pell a 6 anni di detenzione per pedofilia, aggravata dall'ignominia di averla praticata "sorseggiando il vino consacrato", come si legge nella sentenza; rischiava fino a 50 anni. La giuria ha dichiarato Pell colpevole anche di aver assalito uno dei due ragazzi un mese più tardi.
In aula la gente è arrabbiata e disgustata. Una donna gli urla: "Brucerai all'inferno!". Il Cardinale, pur proclamandosi innocente, passa 13 mesi in carcere, la maggior parte in isolamento, e l'appello viene respinto. Pell si dice "deluso". Papa Francesco gli manda un messaggio di incoraggiamento, ricordando che il cardinale ha il diritto di difendersi fino all'ultimo grado di giudizio, e confida che il tribunale farà giustizia, che sia a favore o meno di Pell.
Francesco prende posizione duramente contro gli atti di pedofilia: "Nella rabbia, giustificata, della gente, la Chiesa vede il riflesso dell’ira di Dio, tradito e schiaffeggiato da questi disonesti consacrati". Ha detto che bisogna "proteggere i piccoli dai lupi voraci", ha evocato "i sacrifici pagani" parlando di "crimini abominevoli che vanno cancellati dalla faccia della terra".
Cardinale Pell assolto dall'Alta Corte australiana
La sentenza contro l'alto prelato viene ribaltata nell'aprile del 2020 e l'uomo è lasciato libero. L'Alta Corte australiana delibera all'unanimità la sua innocenza e Pell torna in Vaticano. Papa Francesco gli dedica un colloquio di 40 minuti: è riabilitato, ma non riprende la sua posizione nella Curia.
Pell paventa l'ipotesi che sia stato incastrato perché aveva cercato di fare chiarezza nelle spese del Vaticano. Nel suo libro "Diario di prigionia" parla anche di Giovanni Angelo Becciu, cardinale attualmente indagato per associazione a delinquere e per l'acquisto con i fondi della Chiesa di un immobile da 200 milioni a Londra. Pell fa partire un'indagine per 700 mila euro trasferiti dal Vaticano all'Australia di cui non si conosceva la ragione e lui supponeva fossero per finanziare i suoi accusatori. La polizia federale australiana non ha poi individuato "alcuna condotta criminale" in questi pagamenti.