Eutanasia, Marco Cappato si autodenuncia dopo il suicidio assistito di Elena in Svizzera. "Pronto anche al carcere"
Il 51enne milanese ha fatto quello che aveva promesso. In un tweet denuncia che "la discriminazione violenta contro le persone malate non è stata superata nelle aule parlamentari"
Marco Cappato l'aveva promesso e lo ha fatto. Oggi mercoledì 3 agosto ha presentato un'autodenuncia presentata alle 11,15 alla caserma dei carabinieri di via Fosse Ardeatine, a Milano. In seguito è stata poi trasferita in procura. Cappato attuale tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, nella giornata di ieri ha portato la signora Elena di 69 anni in Svizzera per il suicidio assistito. La donna, originaria di Spinea in provincia di Vicenza era affetta ad una patologia oncologica polmonare irreversibile con metastasi.
Eutanasia, autodenuncia di Marco Cappato dopo il suicidio assistito di Elena
Ed era stata la stessa Elena ad aver fatto la richiesta. Un viaggio nel paese elvetico per poter dire basta. L'aiuto di Cappato è stato indispensabile come ha spiegato quest'ultimo perché "lei non avrebbe accettato di mettere a rischio marito e figlia". "Questa è la frontiera tra Svizzera e Italia. Domattina a Milano mi autodenuncerò per l'aiuto che ho fornito alla signora Elena, che ha scelto di interrompere le proprie sofferenze. In Svizzera è legale. In Italia rischio 12 anni di carcere", aveva scritto Cappato sui social.
"Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso", ha poi aggiunto il 51enne e già salito alle cronache per aver fatto lo stesso con Dj fabo. Mentre oggi dice: "Mi sono appena autodenunciato ai Carabinieri per l’aiuto fornito a Elena. La discriminazione violenta contro le persone malate non è stata superata nelle aule parlamentari. Spero possa accadere in quelle di tribunale".
Eutanasia, suicidio assistito di Elena in Svizzera. La donna: "Vivere mi avrebbe portata all'inferno"
Elena prima di morire ha dichiarato in un videomessaggio: "Mi sono trovata davanti ad un bivio. Una strada più lunga che mi avrebbe portato all'inferno, una più breve che poteva portarmi qui in Svizzera, a Basilea: ho scelto la seconda. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola".