Covid Italia, il bollettino di oggi 21 marzo: 32.573 positivi e 119 morti. Il tasso di positività sale al 15,5%
Comunicati i dati del bollettino Covid Italia di oggi 21 marzo 2022: i positivi sono 32.573, mentre i morti 119. In totale sono stati effettuati 218.216 fra tamponi molecolari e antigenici
Sono 32.573 i nuovi contagi da Coronavirus in Italia oggi, lunedì 21 marzo 2022, mentre i morti sono 119. I dati sono stati diffusi nel consueto bollettino dalla Protezione Civile e del ministero della Salute. I numeri dei positivi di oggi sono praticamente dimezzati rispetto al bollettino della giornata di ieri, 20 marzo, quando erano stati registrati 60.415 nuovi casi. Salgono invece le vittime, ieri assestatesi a 93. I dati sono stati rilevati su un totale di 218.216 fra tamponi molecolari e antigenici effettuati nelle ultime 24 ore. Il tasso di positività scende dell'1,4% e si assesta al 14,9%. Calano infine gli ingressi nei reparti di terapia intensiva (-4), mentre con 298 unità in più aumentano invece i ricoveri nei reparti ordinari.
Covid Italia, il bollettino di oggi 21 marzo
Nel bollettino di oggi si contano anche 30.870 guariti, in calo rispetto ai 36.166 registrati ieri. Guardando ai contagi, le tre regioni che hanno registrato il maggior incremento sono state il Lazio, con 4.405 nuovi casi, la Campania con 3.500 e la Puglia con 3.020. Le regioni con il tasso di positività più alto sono invece le Marche con il 46,21%, il Molise con il 38,56%, la Sardegna con il 25,97%, la Calabria con il 24,54% e la Basilicata con il 23,24%. Attualmente tutte le regioni sono in zona bianca tranne la Sardegna, che si trova in zona gialla.
Nel pomeriggio di oggi è intervenuto sull'andamento della pandemia anche Pier Luigi Lopalco, secondo il quale "Non dobbiamo sottovalutare il ruolo della vaccinazione completa". Per il docente di Igiene dell'Università del Salento infatti ci sono ancora "diversi milioni di italiani suscettibili. Sono gli ultra 50enni che non hanno fatto la terza dose di vaccino e questa popolazione è davvero quella che ci deve preoccupare di più, perché sono persone che magari hanno perso l'immunità e potrebbero anche sviluppare una forma un po' più grave di malattia".